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Il più qualunque dei cognomi qualunque. Ma...

Paolo se n'è sempre infischiato. Anche se uno studio dice: doppi nomi per uscire dall'anonimato

Il più qualunque dei cognomi qualunque. Ma...

Ti chiami Rossi? Preparati. Ti attende un futuro da sfigato o, per bene che ti vada, rimarrai nell'anonimato. Vuoi mettere Bossi Fedrigotti, Costa Sanseverino o Durazzo Pallavicini? Un raddoppio che pare faccia effetto anche coi nomi di battesimo. Stando a un'inchiesta di qualche tempo fa, promossa da due psicologi sociali, Wijnand A. P. van Tilburg, dell'università di Southampton, e da Eric R. Igou, dell'ateneo di Limerick, i bambini con un doppio nome sarebbero destinati a un fulgido avvenire: agli occhi degli altri la loro condizione economico-sociale, la loro presa sugli altri e la loro cultura, le loro facoltà psichiche e intellettuali apparirebbero migliori di quanto siano. Il sondaggio chiedeva a un campione di studenti universitari di valutare uno stesso testo sulla teoria della relatività, indicando il nome dell'autore in forme ogni volta diverse: David Clark, David F. Clark, David F. P. Clark, David F. P. R. Clark. L'articolo ritenuto di qualità più alta è stato quello a firma David F. Clark, il giudizio peggiore è toccato a David Clark.

Molto meglio Guido F. Rossi, Luca A. Bianchi o Franco V. Neri, dunque, di Guido Rossi, Marco Bianchi o Luca Neri. A far la differenza quella lettera puntata, necessaria e sufficiente una va bene, due sono troppe ad assicurare al portatore un quarto di nobiltà o un segno di distinzione. C'è però un doppio fuori di noi e uno dentro di noi. Ogni parola ha una sua identità storica, geografica, culturale o altro , e anche quando pare identica a un'altra non lo è mai davvero. Nemmeno due gemelli omozigoti sono perfettamente identici, perché le loro impronte digitali differiscono in alcuni particolari (minuzie). Fuori possono sembrare uguali, ma dentro non lo sono.

Quel grande campione che è stato Pablito Rossi, anche quando era solo Paolo Rossi prima di diventare Paolo Rossi, non era un Paolo Rossi qualunque. Chi l'avesse visto giocare per la prima volta e avesse domandato come si chiamasse quello scattante ragazzino, e si fosse sentito rispondere Paolo Rossi, non si sarebbe certo lasciato condizionare dal più qualunque dei cognomi qualunque. Anche si fosse chiamato Paolo Emilio Magenta, o Paolo E. Magenta, per Paolo Rossi non sarebbe cambiato niente.

Lui stesso, con la sua naturalezza terragna e operaia, bella e disarmante, dei segni di distinzione o dei quarti di nobiltà era il primo a infischiarsene.

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