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Pioli e Messina danno lo scudetto ai tifosi

Il tecnico: "Meglio l'istinto delle tabelle". Il coach: "Al calcio invidio il pareggio"

Pioli e Messina danno lo scudetto ai tifosi

Milano vende successi, con il calcio e il basket. A celebrare gli scudetti di Milan e Olimpia provvede lo sponsor in comune, la Bmw, riunendo davanti ai fornelli di Andrea Berton e ai microfoni Stefano Pioli ed Ettore Messina, i due allenatori-leader dei campioni d'Italia, accomunati da identica passione (il coach dell'Armani è milanista di stampo antico) e da una recente amicizia, trasformata nel tempo in sodalizio umano e scambio culturale di esperienze.

Così, con la benedizione del presidente e ad del marchio automobilistico Di Silvestre, i due si sono presentati in centro a Milano per raccontare piccoli dettagli e aspetti del rispettivo lavoro, scandito dall'ossessione di vincere e di risultare degni della Milano che educa al successo. «È stato stimolante entrare a Milanello tutti i giorni e passare per quei corridoi dove alle pareti ci sono le gigantografie di allenatori e campioni che hanno resto celebre il Milan» spiega Stefano Pioli, anche qui in perfetta sintonia con l'amico Messina che rilucida il pensiero costante dettato dalla galleria della gloria attraversata nella sede dell'Armani. Poi c'è il fattore umano. «L'entusiasmo dei nostri tifosi, quando gli stadi erano chiusi e quando sono stati riaperti, è stata la spinta decisiva» la confessione pubblica del milanista condivisa dal collega Messina che ha ricordato il pienone al Forum dalle semifinali «come mai si era registrato a Milano dove il pubblico del basket è sempre stato esigente».

Due sport così diversi e così identici per pressioni e rapporti con il pubblico sono destinati a scavare i tratti caratteriali dei due personaggi che restano per certi versi uniti dalla cura maniacale del proprio lavoro. Uno, Pioli, che prepara la comunicazione, l'altro, Messina che delega un collaboratore a fargli la rassegna stampa e «non leggo giornali»; uno, il milanista, che trova negli spogliatoi «musica a palla non ascoltabile» senza scandalizzarsi, l'altro che prova a far convivere culture, fede religiosa e abitudini multietniche. Insieme si fidano il giusto della tecnologia. «Quando scelgo mi faccio guidare dall'istinto non dalle tabelle» racconta Pioli. «L'unica invidia che ho per il calcio è la possibilità di un bel pareggio» chiude Messina che non capisce come si possa gestire uno spogliatoio di 27 elementi come accade a Pioli.

Alla fine proprio Ettore sbotta e chiude il siparietto con una promessa-minaccia: «Quando smetterò farò come Cantona prendendo a calci qualcuno!».

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