Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, ma è da alcuni dettagli che si può giudicare un corridore, soprattutto se si parla di un fenomeno come Tadej Pogacar.
Non ha vinto lo sloveno, non ha staccato nessuno la maglia rosa, si è solo limitata a tirare la volata sul traguardo di Napoli al compagno di squadra Juan Sebastian Molano, che alla fine ha rimediato un terzo posto alle spalle del 22enne olandese Olav Kooij e al nostro Jonathan Milan, primo e secondo di giornata. È stato sufficiente che lo sloveno si lanciasse in testa al gruppo per notare la differenza. La sua capacità di progressione, la personalità di prendere posizione e colmare il gap che c'era tra il gruppo dei velocisti e l'ecuadoriano Jhonatan Narvaez è impressionante.
Vince Kooij, che sfrutta per certi versi anche la progressione finale e totale di Pogacar. Insomma, lo sloveno tira la volata a Molano, ma a ringraziare dovrebbe essere il giovane olandese, un po' meno il nostro Milan, ancora piazzato, dopo la vittoria di Fossano. «Sapevo che c'era da tener duro negli ultimi chilometri, i compagni mi hanno scortato al meglio, purtroppo ho sbagliato io: sono partito dalla parte sbagliata, verso il centro della strada, e alla fine mi sono mancate un po' le gambe» e la sincera analisi del velocista friulano. «Sono andato davanti sia per stare al sicuro che per dare una mano a Molano spiegherà nel dopo corsa la maglia rosa -. Si sentiva bene e come gli altri compagni sta lavorando per me dall'inizio: il terzo posto gli darà fiducia».
Il Giro oggi va al riposo, anche se per Tadej non sarà proprio una giornata da prendere sotto gamba. «Mi riposerò? Non è così, perchè di impegni ce ne sono sempre tanti spiega il talento sloveno -. Comunque un giro in bici lo farò: è la prima volta che vengo a Napoli, voglio godermi i panorami di questa magnifica città e magari bermi un buon caffè. La pizza? Se fosse per me la mangerei, perché l'adoro, ma il nostro dietologo ce l'ha tassativamente proibita».
Non sono proibitive, invece, le interviste del dopo corsa.
«Non ho mai parlato di disastro, anche perché questo termine non fa parte del mio vocabolario spiega Pogacar -. Intendevo piuttosto dire che dopo la tappa incontro i giornalisti sul traguardo, alle tv, in sala stampa e qualcuno si sposta da un luogo all'altro ripetendomi domande già fatte: è stressante, non certo disastroso».
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