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Prendiamo sempre gol

Rossi e Giaccherini in rete, poi spreco Difesa gruviera: rovina idee e gioco

Prendiamo sempre gol

Un altro pareggio, il quarto consecutivo dell'ultima striscia azzurra di Cesare Prandelli. Forse il più luccicante della serie: meritato il successo, sfiorato dalla traversa di Diamanti e dalle occasioni sprecate da Parolo e Balotelli. Si chiude così l'anno 2013 («Bilancio molto positivo, 3° posto alla Confederation cup, qualificazione mondiale con 2 turni di anticipo», parole del ct) con qualche luce e un po' di ombre. Nel frattempo il collaudo più atteso, la coppia d'attacco Rossi-Balotelli, è da rinviare a migliore occasione.

Mario copre tutta la serata, Rossi appare col gol e scompare subito dopo, tanto da finire sostituito a inizio di ripresa. Poi c'è la questione difesa, un nodo da sciogliere in vista del mondiale. Troppi i gol subiti da una difesa (7 gol nelle ultime 4 partite) che deve rivedere il suo codice di accesso. Perché continua a subire gol di testa: una volta Barzagli, contro la Germania, una volta Pasqual, ieri a Londra, si perdono duelli decisivi nell'area piccola e si finisce "uccellati". Non c'entra il portiere. Anche Sirigu, dopo Buffon, ne fa le spese ma senza colpe particolari da confessare.

Da promuovere, a pieni voti, invece oltre che la voglia di Balotelli anche lo spirito mostrato nella ripresa dall'Italia che mette al muro il più possente rivale e sfiora più volte il 3 a 2. L'ingresso di forze fresche (Parolo, Diamanti e Pirlo) ne è una spiegazione didascalica. Da bocciare invece quel cedimento conosciuto dopo il primo vantaggio, segno non di un declino fisico, semmai di una flessione psicologica. Dall'elenco dei convocati da Prandelli, utilizzati lungo il suo triennio inaugurato proprio a Londra contro la Costa d'Avorio, molti azzurri meritano il viaggio in Brasile. Altri invece di restare a casa a studiare e migliorare.

C'è un tempo per ammirare la perfetta intesa tra Balotelli e Pepito Rossi e magari anche per illudersi immaginando una serata spensierata. C'è invece un tempo, nella stessa frazione, la prima, per scoprire che la Nigeria, promossa a Brasile 2014 solo sabato, non tradisce la stanchezza e anzi rifila un paio di stoccate alla rimpastata difesa azzurra, trafitta con modalità note, di testa il primo gol di Dike, staccando in quota Pasqual, al volo con l'esterno, il secondo sigillo del 32enne Ameobi, un monumento del Newcastle, bruciato Ogbonna, inseguito per tutto il tempo dai fischi e dai "buuh" dei tifosi nigeriani (il giovanotto rifiutò il tesseramento con la nazionale dei suoi genitori). L'intesa più attesa, tra Balotelli e Pepito Rossi, funziona alla prima occasione (Mario lavora un pallone con mestiere, attira due rivali e poi serve smarcato il gioiellino di Firenze) col timbro del vantaggio azzurro ma poi si disperde nei rivoli di una prova che perde quota. Mentre la Nigeria serra i ranghi sospinta da Mikel e nel giro di quattro minuti procede al sorpasso, chiudendo con gli olè del suo popolo sulle tribune del Craven Cottage. Organizzano persino un irriverente torello sugli azzurri un po' storditi dall'uno-due.

I tre cambi contemporanei di Prandelli effettuati nella ripresa (dentro Parolo, Pirlo e Diamanti) subito dopo il 2 a 2 di Giaccherini (anche qui improvvisato dialogo Balotelli-Rossi prima di smarcare l'ex juventino), risolvono il deficit più vistoso, a centrocampo e rilanciano di fatto l'azione della Nazionale. La fortuna bussa tre volte alla porta di Parolo, in pratica un debuttante, che si ritrova faccia a faccia con il gol: si spaventa invece di andargli incontro a braccia spalancate. Dapprima sbava una palletta comoda (punizione velenosa di Pirlo respinta dal portiere) rapinandola a Balotelli, poi, lanciato da Montolivo, scheggia il palo. Troppo alta l'asticella per lui.

La chiusura è tutta di marca italiana, e non solo per la traversa, su punizione, scorticata da Diamanti.

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