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"Proiettile" di... bronzo. La Wierer si regala la medaglia della vita

Dorothea, sci e spari. Per la regina del biathlon è il primo podio individuale: "Era un peso"

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Mani in alto: al poligono c'è una donna che ha preso la mira. Ai cinque cerchi olimpici, preferisce i cinque bersagli con la carabina; alla filosofia dell'importante è partecipare, preferisce la concretezza delle vincenti. Dopo due gare andate così così, nostra signora del biathlon ha fatto centro. Nella 7.5 km sprint, cede solo ai rincalzi delle guerriere nordiche Marte Roeiseland d'oro ed Elvira Oeberg d'argento - e infila un bronzo che, come tutte le medaglie, ha due facce. Vale come decimo sigillo italiano a Pechino, proiettando gli azzurri oltre il bottino di PeyongChang 2018, ma per Wierer è un bronzo Doro che risuona come una premiere. Dopo gli altri due sigilli olimpici 2014 e 2018 nella mixed team, Dorothea, infatti, voleva mettersi in proprio e conquistare una medaglia individuale, la prima della storia del biathlon azzurro. Nella sua storia, la fata di Anterselva, ne ha collezionate dieci, ma sono tutte Mondiali, tre proprio d'oro e proprio individuali. Poi ci sono le due coppe generali del 2019 e del 2020, altri 4 trofei di specialità come somma delle sue 12 vittorie.

Insomma, a 31 anni, era giunta l'ora di regalarsi un solitario, perché, si sa, i diamanti sono i migliori amici anche delle biatlete: «Che gara!», ha esclamato col fiatone sul traguardo. Precisa al tiro, con un poligono in piedi, chiuso in pochi, micidiali, secondi, Wierer tiene la testa sia nello shooting sia nel range time: «All'ultimo giro, però, sentivo le gambe pesanti». Le parole dei coach che la incitano si confondono nel crepuscolo di Zhangjiakou. «Mi sono tolta un peso perché le aspettative erano alte». La dedica è per il suo team «che si fa il mazzo» ed ora Wierer non guarda più indietro, ma solo avanti: nella pursuit di domani (dirette Tv e web alle 10) avrà un discreto vantaggio e poi tanta fiducia per la mass start del 19 febbraio.

Eppure la via della seta che ha condotto Wierer in Cina non è stata una passerella: l'ansia per il covid l'ha costretta ad uno poco splendido isolamento. «Non ho visto la mia famiglia nemmeno a Natale, se non per 5 minuti da lontano». Il marito sì, ma solo dopo regolari tamponi. Wierer sentiva di essere sulla strada giusta: fra dicembre e gennaio erano arrivati due podi, a Ruhpolding e poi nella sua Anterselva, stavolta deserta e non gremita, come due anni fa, quando fece incetta di medaglie ai Mondiali di casa. «La forma stava tornando e le critiche ormai me le faccio scorrere addosso perché nel mio sport la prima dote è la pazienza». Sono piccole concessioni di grandi campionesse, ai vertici ormai da molti anni: «Il biathlon è cambiato: oggi c'è molta più precisione e competizione anche nello sci». L'età non ha, però, cambiato lei: la treccia sempre perfetta, il trucco curato, le passioni del dopo sci dallo shopping, alla tintarella, all'uncinetto intatte. Ma prima o poi lei assicura che diventeranno la sua prima occupazione.

Intanto, però, c'è ancora qualche gioiello in palio per una collezione da allargare, come il tesoro di una vera regina.

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