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Volo sulle ali di Gervinho Roma a -6, riparte il sogno

I giallorossi si sbarazzano del Verona e tengono a distanza il Napoli. Show dell'ivoriano. Segnano tutti e non si sente l'assenza di un bomber

Volo sulle ali di Gervinho Roma a -6, riparte il sogno

La Roma mette la Juve nel mirino, ora che il distacco tra le due sfidanti nel campionato - che in vetta corre a velocità supersonica - è sceso a sei punti. E tiene a distanza di sicurezza il Napoli, «scappando» a +6 nella corsa di riserva per la seconda piazza. «Abbiamo dato un segnale forte al campionato», il messaggio di Francesco Totti dopo che i giallorossi sono tornati al successo in trasferta dopo tre mesi (ultimo colpo a Udine il 27 ottobre scorso).

A Verona, dove la Juventus sarà di scena fra due settimane e il Napoli aveva invece vinto facilmente 15 giorni fa, la truppa di Garcia offre un'altra prova della sua forza, permettendosi di lasciare in panchina il capitano («un po' di riposo a quest'età ci vuole, ma se poi entro e segno, va bene», scherza il numero 10 giallorosso) dimostrandosi più cinica di altre volte. Tre occasioni avute, tre sfruttate, grazie anche alla vena di Gervinho, croce (ormai per pochi) e delizia (per la maggior parte dei tifosi) del pubblico di fede romanista. Per l'ivoriano un assist e un gol con tanto di slalom per completare la settimana di gloria dopo la rete in Coppa che aveva «matato» la Juve, togliendole il secondo obiettivo della stagione. In più un rigore generoso concesso da Mazzoleni, ma che di fatto non risulta decisivo vista l'inerzia della parte finale del match nel quale la Roma sembra padrona del campo.

Nella giornata in cui il solo Destro sembra girare a vuoto (considerando l'ottima media realizzativa da quando è rientrato dopo il grave infortunio) si torna a riparlare dell'assenza di un goleador. Ma la capacità della Roma di sopperire a questa mancanza e trasformarla in un vantaggio, è un dato che si arricchisce di giornata in giornata. Ecco che al Bentegodi anche Ljajic, Gervinho e Totti raggiungono quota 5 reti come Benatia (ieri 100 in A), Florenzi e Strootman. In totale 30 reti in sei sulle 45 segnate dalla Roma. Un dato non casuale, come ha sottolineato Rudi Garcia nel postpartita: «Anche a Lille si era creato qualcosa di simile, a fine campionato arrivammo con tre calciatori a quota 15». E con uno scudetto in tasca, anche se ripetere l'impresa è ancora come un Everest da scalare.

La squadra di Mandorlini, dopo il frizzante girone di andata che l'aveva condotto alle porte dell'Europa, sta via via sfiorendo. Il Verona non batte la Roma dall'ottobre 1996 ed era difficile ipotizzare una giornata in cui cancellare quella data. La perdita di Jorginho (ceduto al Napoli) non sembra cosa da poco e ieri, contro la Roma, c'era anche una difesa in emergenza, aggravata dall'infortunio muscolare di Maietta.

La rete di Ljajic (seconda di fila, ancora positivo l'approccio del serbo al match), frutto della splendida azione di Gervinho spacca la partita sui titoli di coda di un primo tempo controllato agevolmente da una Roma che inizia per una volta con una squadra più muscolare a discapito di un po' di genio. Una Roma mai in sofferenza, mai esasperata in avanti ma costante nel possesso di palla e attenta a non esaltare le qualità «brasiliane» del Verona. Il gol di Hallfredsson (il migliore dei suoi) sembra un semplice incidente di percorso, tanto che Garcia riassesta la Roma che torna a comandare il gioco e colpisce con lo scatenato Gervinho, poi chiude con il rigore contestato (dubbio il fallo di Gonzalez su Torosidis) e trasformato da Totti, al gol numero 232 in A.

Avviso ai naviganti del torneo: la Juve questo titolo dovrà sudarselo, perchè la Roma non molla.

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