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Ribery è sempre d'oro, dalla bistecca alla Fiorentina

Criticato per la «fettina» da mille euro, trascinatore dei viola: la sua storia fa parlare in campo e fuori

Ribery è sempre d'oro, dalla bistecca alla Fiorentina

Colpo di scena: la serie A ha scoperto Franck Ribery. Non sono bastate 425 presenze tra Francia e Germania, non sono bastati 125 gol con il Bayern di Monaco, nemmeno la Champions, la coppa mondiale per club con i tedeschi, altri trofei di squadra e personali. No, per gli italiani e qualche ignorantello, Ribery è quello dalla faccia storpiata, è quello che ha un buon dribbling ma a trentasei anni, lento, prevedibile, dove vuoi che possa andare, visto che proprio il Bayern gli ha aperto la porta d'uscita?

Franck Ribery si è presentato, prima con Juventus e l'Atalanta e poi con il Milan, ha ribadito che l'età non conta se si sa giocare a football e non si è logori nei muscoli e, innanzitutto, nella testa. Non si resta dodici anni in casa dei bavaresi se non si ha questo patrimonio professionale, stabilendo, poi, il primato assoluto di vittorie, nove, della Bundesliga, traguardo mai raggiunto da nessun altro calciatore. D'accordo, la sua vita ha conosciuto anche momenti opachi, aveva sedici anni quando il Lilla lo rispedì al Boulogne a causa dell'indisciplina a scuola e nello spogliatoio, il ragazzo non trovava ancora equilibrio, lasciò momentaneamente il football per aiutare suo padre in cantiere. Conobbe Wahiba che sarebbe diventata moglie, a bordo di una improbabile limousine, il giorno di Natale del duemila e quattro. Ultimo Natale da cristiano perché, due anni dopo, Frank si converti all'Islam diventando Bilal Yusuf Mohammed. Venne poi il Metz di Jean Fernandez che ne aveva intuito le doti. Ma anche al Metz ci fu una storia di risse in una boite e allora partì per l'avventura, Istanbul il Galatasaray: «Finalmente non dovevo pagare per bere e mangiare, era tutto gratis». Lo battezzarono Ferraribery o Scarface, per velocità e sfregio sul volto. Ma i turchi non pagavano regolarmente, Franck ruppe il contratto tornò a casa, la città giusta, dal nord della Francia al sud, l'Olympique di Marsiglia prima del salto a 4 milioni e mezzo all'anno nel Bayern: «Abbiamo vinto alla lotteria», disse Franz Beckenbauer, mica il custode dello stadio. Bellissimi tempi, quelli bavaresi, ma anche la storiaccia di una escort, l'ammissione di averla incontrata a pagamento ma anche di non aver saputo che fosse minorenne. L'accusa di sfruttamento della prostituzione rientrò con l'assoluzione.

Diventò popolare anche per la sua sintassi non proprio da Sorbona e, a completare l'identikit, segnalo una multa di 60mila euro, inflittagli da Uli Hoeness, il suo presidente, per aver colpito con un pugno Robben. Ogni tanto Franck ritornava nelle strade di Chemin Vert, il quartiere popolare di Boulogne sur mer, dove lui nacque. L'ultima ridicola vicenda lo ha visto bersagliato per una bistecca ricoperta da una foglia d'oro, un piatto da mille e una notte d'euro (in verità, 300 sul conto), consumata a Dubai e preparata con l'arte scenica dallo chef turco Salt Bae, di lui tifoso ai tempi del Galatasaray. Ora c'è Firenze, la Ribery United, Wahiba, la moglie, e i cinque figli, è pronta a ricoprire d'oro la Fiorentina.

Che non è una bistecca.

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