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Le ricche mani del Qatar si riallungano sul Milan

Voci su un incontro tra i vertici del club rossonero e quelli del fondo dell'emirato: l'affare è possibile

Le ricche mani del Qatar si riallungano sul Milan

L'indiscrezione non è assolutamente nuova. Il fondo del Qatar interessato al Milan comparve già qualche mese fa sulle pagine de il Giornale e venne frettolosamente accompagnata dalle smentite degli interessati. Ieri è stata riproposta dall'agenzia Adnkronos che ha fornito, come elemento in più, un incontro «tra i vertici del club rossonero e i rappresentanti del fondo qatariota» che è stato negato con decisione dal portavoce di Elliott a Milano intervenuto dopo il silenzio del club rossonero il quale, essendo oggetto dell'eventuale trattativa e non soggetto, ha preferito astenersi da ogni commento. Come si dice in questi casi: non è vero ciò che è vero, è vero solo quello che la gente ritiene sia vero. Perciò rimettendo insieme le tessere del mosaico è possibile ricavare lo scenario futuro. Elliott non è sbarcato, per la prima volta nel calcio, a Milano rilevando il Milan, per restarvi a lungo. Non è mai accaduto prima, non accadrà mai più, forse.

Il suo scopo dichiarato è quello di valorizzare il brand e poi rivenderlo al miglior acquirente possibile. Da sempre inoltre ha immaginato una presenza «di medio-lungo termine» che tradotta in cifre vuol dire 5-6 anni al massimo. Secondo punto: l'esperienza, al momento, si è rivelata, dal punto di vista finanziario, un bagno di sangue poiché il fondo americano ha dapprima prestato 350 milioni al cinese sparito nel nulla, quindi ha fatto fronte a ricapitalizzare la società ripianando il primo deficit della scorsa stagione, procurato da Fassone-Mirabelli (meno 126 milioni) e licenziando a giorni il secondo bilancio che si aggira con una perdita di poco inferiore ai 100 milioni. Il prossimo esercizio, nella migliore delle ipotesi, cioè con la qualificazione nella Champions e il taglio drastico del monte-stipendi (140 milioni quello recente, il secondo dietro quello della Juve), pur nella rosea previsione di qualche golosa plusvalenza si aggirerà comunque intorno ai 50-60 milioni.

L'accelerazione con cui l'ad Ivan Gazidis si è dedicato (dice lui di lavorare sul dossier 14 ore al giorno, ndr) al progetto del nuovo stadio, da condividere con l'Inter, è un altro segnale del piano di Elliott che per poter rivendere il club con in dote anche l'asset patrimoniale dello stadio nuovo di zecca (sia pure col 50% della proprietà) ha bisogno della firma delle autorità competenti sul progetto che sarà ufficialmente presentato al sindaco Sala martedì della prossima settimana prima di una conferenza stampa in comunione con l'Inter per mostrare al grande pubblico dei tifosi il plastico confezionato dalla taske force degli esperti. Il termine ultimo di completamento dei lavori nell'area di San Siro è previsto per il 2023. Da queste premesse nessuna meraviglia allora per l'interesse del fondo qatariota che tra l'altro, ultima tessera del puzzle, a Milano è già presente con una serie di investimenti nel settore immobiliare. Nel calcio, a dispetto degli ingenti investimenti poi, col PSG non è andata così bene. Il Milan ha una bacheca e una cultura del successo sconosciute a Parigi.

Scontato il commento del vice premier Matteo Salvini: «Da tifoso milanista mi interessa solo tornare a vincere il più velocemente possibile».

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