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Ritorna il «Principe» della boxe e fa sold out

Viale Bligny 52, l'indirizzo milanese è immutabile, il Palazzo un po' meno avendo vissuto diverse vite. Le luccicanti scritte “Cinema Principe Teatro” oggi non ci sono più. L'ingresso non più uno specchio di luci. Ma la boxe non lo ha abbandonato, almeno non lo ha dimenticato. Domani sera riapre il teatro Principe: quelli che la boxe... era un'altra cosa ne ricorderanno ombre e penombre. Tanti non ci sono più, ma il Principe come lo chiamava la gente vociante, urlante, appassionata del bordo ring, torna a cercare boxeur. L'idea di riaprirlo è di Alessandro Cherchi, coraggioso figlio d'arte, in nome di una passione organizzativa ereditata dal padre. Stavolta il clou è fra due ragazzi di Milano: Antonio “Big” Moscatiello, il campione, e Riccardo “El Pimenta” Pintaudi, si giocheranno il titolo italiano dei welters (Raisport1 ore 22,45), una categoria dalla discreta nobiltà e intorno alla quale il Principe potrebbe scrivere una storia delle nostre glorie.

Sarà un tutto esaurito, perché oggi i posti sono 600 su una superficie di 1200 metri quadrati e sono andati a ruba. Incoraggiante. Negli anni '40-'50 Milano turbinava di voglia di pugni. Già allora si parlava di crisi della boxe ma gli appassionati si dividevano fra il palazzo dello sport che teneva 15mila posti e il palazzo del ghiaccio (3500), fra il grandioso Vigorelli e più tardi il Palalido, magari il Cral-Atm, poi cinema e teatri: Nazionale, Orfeo, Filodrammatici e Principe che tenevano dai 2000 posti (Nazionale) in giù. Prima faceva storia la Sala Carpegna dove oggi sorge il Piccolo Teatro di via Rovello: un pienone valeva 180mila lire. Erano covi per provare e annusare nuovi pugili, boxe di piccolo e medio cabotaggio.

Il Principe era terra dell'organizzatore Cabassi che, con la Piccolo Ring milanese, ogni tanto rischiava bagni paurosi, ma con l'esaurito copriva le spese. Al Principe Duilio Loi combatteva per 5000 lire, poi i guadagni saliranno a 6 milioni e la sua gloria pure. L'apertura della sala pugilistica risale al 1949, il match clou, guarda caso fra due pesi welter, Facchi e Dejana parente di un famoso arbitro. Si sono alternati Loi e Mitri, Garbelli e Lopopolo, Carmelo Bossi fu un beniamino fra i dilettanti, eppoi Formenti, Zuddas, Minelli, Giannelli, Cerasani, Uboldi e tanti altri noti agli ultrasessantenni. Onoravano il santuario, con la presenza a bordo ring, antichi campioni come Bosisio e Orlandi, Spoldi e Turiello. Negli anni '60 il Principe è diventato troppo piccolo e la necessità di incassi troppo grande, il ring è diventato teatro solo per i dilettanti che, quasi mai, hanno superato l'anonimato. Il trio organizzativo Cabassi-Calvenzi-Oldani inventò le Cinture di Milano. Il quadrato si riprese la scena quando Luchino Visconti lo usò per le scene di «Rocco e i suoi fratelli»: e sul ring ci andava Alain Delon.

Una coincidenza: il 5 dicembre 1963, esattamente 51 anni domani, il Principe ospitò una mista internazionale, clou fra prof: il welter lecchese Canclini e lo spagnolo Martinez. Ci furono polemiche perché, in concomitanza, a San Siro si giocava Inter-Monaco di coppa Campioni. E fu un bagno.

Altra Milano, altra Inter, altra boxe.

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