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Roger, Nole e Rafa Più che tennis, una dolorosa staffetta

Insieme hanno vinto 52 slam, ma il cambio al vertice fra di loro è stato deciso dagli infortuni

Roger, Nole e Rafa Più che tennis, una dolorosa staffetta

di Marco Lombardo

Disse tempo fa Novak Djokovic: «La rivalità con Nadal è la più importante della mia carriera». Ha ribattuto Federer: «Quella con Nadal è più speciale rispetto a quella con Nole». Rafa ha confermato: «È vero, resterà nella storia». E Djokovic ha concluso: «Federer-Nadal è una rivalità da leggenda. E Roger è il giocatore più forte della storia del tennis». Le frasi qui sopra sembrano un po' contraddirsi, eppure non è vero, anzi. La verità è che da 15 anni stiamo assistendo alla più incredibile sfida dello sport mondiale: perché invece di essere tra due, il testa a testa è a tre. E gli albi d'oro lasciano agli altri le briciole.

La cosa curiosa di questa guerra di Titani con la racchetta è che sembra che ci sia un continuo passaggio di testimoni tra di loro, e guardando la sfilza di successi in serie di Roger-Rafa-Nole ci si accorge che - a fronte di battaglie memorabili - spesso sono stati gli infortuni ad aprire finestre di dominio reciproco. In pratica: c'è stato il primo Federer, che avrebbe fatto ben due volte (2006 e 2007) il Grande Slam se non avesse trovato in finale a Parigi Nadal. Il quale, disturbato da un ginocchio che ha cominciato a fare cric (e poi farà crac), dopo aver anche lui sfiorato l'impresa (2010, quando Federer vinse in Australia e Rafa in tutti gli altri tre major), ha subìto l'inizio del dominio di Djokovic. Che nel 2011 ne ha pure lui vinti 3 su 4, lasciando la solita Parigi al solito Nadal. Il posto dove lo spagnolo vince anche giocando su una gamba sola.

Da lì in avanti è stata altalena fino al 2015, quando il polso di Nadal lo ha costretto allo stop e la schiena di Federer ha cominciato a scricchiolare. Per questo Djokovic fa ancora tre quarti di Slam, ma soprattutto fa quello virtuale, il giro della gloria da Wimbledon 2015 al Roland Garros 2016. Quello che potrebbe fare ora rivincendo in Francia, ma che non sarebbe ancora il Grande Slam reale, che si conquista vincendo tutti i quattro grandi tornei nell'anno solare. In pratica: lo chiamano Piccolo Slam perché in realtà non esiste, anche se qualcuno - dopo il successo di domenica a Melbourne - è caduto nella trappola dell'enfasi.

Il resto è storia recente: Federer che torna dopo essersi rotto il menisco facendo il bagno ai gemelli, che incontra e batte in finale in Australia Nadal appena rientrato dall'ennesimo infortunio al ginocchio: era l'inizio del 2017 e i due si spartiranno i successivi sei Slam. Fino a quando Djokovic non rimette a posto il gomito operato e ricomincia il suo dominio, con gli altri due di nuovo con dei rumori sinistri alle giunture. A raccontarla roba da mal di testa.

Insomma: chi è il migliore? Come tutti sanno il conto degli Slam dice Federer 20, Nadal 17, Djokovic 15; il calcolo delle sfide dirette invece racconta che Nole batte Rafa 28-25, Rafa batte Roger 23-15 e Roger perde da Nole 22-25. Nel tennis i numeri contano certo, ma alla fine la certezza è che tutti insieme hanno vinto in carriera più dell'85 per cento dei match disputati. Per cui, riassumendo, la verità sui tre alla fine diventa una: in questi anni il tennis sono stati solo loro.

E lo sono ancora.

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