Giro d'Italia

Roglic è il Primoz in rosa. Ma Nibali non lo fa scappare

Lo sloveno vince la crono di San Luca. Vincenzo perde solo 23 secondi ed è terzo dietro Yates. Delude Dumoulin

Roglic è il Primoz in rosa. Ma Nibali non lo fa scappare

Bologna - Va di fretta lo sloveno Primoz Roglic e non ha assolutamente intenzione di rallentare il passo. Il messaggio che manda a tutti dalla Basilica di San Luca è forte e chiaro: chi ambisce a vincere il Giro d'Italia numero 102 dovrà fare i conti con lui. Fa maledettamente sul serio il primo sloveno della storia a vestire la maglia rosa (nel 2016, ad Apeldoorn, ci era andato vicino perdendo da Dumoulin per 1 centesimo di secondo), e lo fa da assoluto fenomeno.

È noto che Roglic sia uno specialista contro il tempo, ma in otto chilometri guadagna più del previsto: se andrà di questo passo anche al prossimo appuntamento di domenica prossima da Riccione a San Marino, diventerà complicato recuperare tempo sulle salite, visto che lo sloveno va forte anche lì e dispone di una squadra più che competitiva.

Se Roglic era abbondantemente pronosticato al pari dell'olandese Tom Dumoulin, la vera sorpresa è il nostro Vincenzo Nibali, che chiude al terzo posto, alle spalle di Yates (a 19) e di questo spettacolare Roglic (a 25). Pur non essendo un uomo da salite brevi, il siciliano si supera mettendo in scena una prova di assoluto livello. Anche lui, però, tra una settimana dovrà superarsi per difendersi e non perdere troppo terreno nella crono di San Marino. «Roglic? Vedendo come sta pedalando, certo, è uno degli avversari più forti. Ma non è il solo. Yates ha detto che dovremmo farcela sotto? Lui dovrebbe avere un po' più di rispetto».

Bene Nibali, bene Yates, molto male Dumoulin: il vero sconfitto di giornata. Parte per primo, chiude quarto come Miguel Angel Lopez a 28 dallo sloveno (e paga 5 a Nibali). Guai però a considerarlo già spacciato.

Era un cicloamatore, la neo-maglia rosa. In sette anni Roglic è passato dalle passeggiate in bicicletta alla concreta possibilità di vincere il Giro, perché in salita è forte e a cronometro fortissimo.

A 23 anni rischia la vita, saltando dal trampolino sugli sci, sport nel quale si ritaglia uno spazio importante (campione del mondo a squadre da juniores). Corre tra gli amatori, vince qualche corsa, ma non è certo quel che si dice un campione, piuttosto è un semplice appassionato.

Insomma, quando tanti nostri corridori smettono di correre, lui comincia. Qualche granfondo, alcuni cicloraduni, qualche corsetta qua e là. Poi, però, prende le misure e ci prender gusto. Quest'anno non sbaglia un colpo e fa suoi Uae Tour, Tirreno-Adriatico e Romandia. «Se mi piace il Giro? Chiaro che sì. Sulla carta è un tracciato che mi si addice moltissimo. Se sono qui è proprio per questo».

Ne è passato di tempo da quando era cicloamatore, ma soprattutto quando nel Giro del 2016 è arrivato 58° a quasi tre ore da Nibali.

Oggi seconda tappa, da Bologna a Fucecchio: si va a casa di Indro Montanelli.

Tappa per uomini veloci.

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