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Il Ronaldo abbandonato si aggrappa... alla manita

Mostra la mano e indica le 5 Champions vinte ma poi viene beffato deviando il gol di Godin

Il Ronaldo abbandonato si aggrappa... alla manita

La punizione numero 43 dell'anno bianconero, Cristiano Ronaldo la tira forte e bene, sebbene sia molto lontano dalla porta di Jan Oblak. Però la conclusione è centrale e il portiere sloveno respinge. Il 2 maggio 2017 giurò, dopo averla subita, che non avrebbe mai più concesso una tripletta al fenomeno portoghese che, con quell'impresa, portò il Real Madrid alla finale di Cardiff. È l'unica parata del primo tempo acceso, intenso, difficile. Ritornerà a farsi vivo al 90'. I tifosi beccano il grande nemico, quello che ha segnato 22 reti ai Colchoneros. Non è la vittima preferita, dei nove anni in Spagna, a Getafe e Siviglia ne ha infilate di più. Però li ha battuti tre volte sulla strada della Champions League, due volte in finale (2014, 2016) e una, quella della tripletta in semifinale (2017).

I campioni hanno bisogno delle squadre. La Juventus del Wanda Metropolitano è impacciata, sfilacciata, quasi intimidita se non dallo stadio, dai cori, dalle intimidazioni psicologiche di cui i seguaci del cholismo applicato in ogni aspetto del calcio sono specialisti, del gioco ruvido e pressante che non dà spazi, che spezzetta, la Juve è zavorrata da se stessa, dall'insostenibile pesantezza dall'ossessione Champions League. Ronaldo tira le punizioni, tira ogni volta che può, ma non ha una mira buona. Attorno a lui tutti gli altri sono straniti. Alla fine per Ronaldo, stendendo un velo sulla beffa della deviazione sul gol di Godin, il miglior contributo alla partita, a questo che per lui è un derby, un tuffo nel passato, un ritorno al clima di Madrid, dove ha ancora interessi, un ristorante, una villa, amici, alla fine è la manita, il cinque mostrato al popolo che lo insulta. Cinque come le Champions che ha conquistato, una con il Manchester United, quattro con il Real Madrid mentre gli avversari niente.

È una guerra di nervi, di muscoli, di malignità. Un gioco a cui la Juventus non sa giocare. Un gioco dove CR7 il madrileno sparisce e non si sa più niente di lui.

Ronaldo è arrivato per aiutare la Juventus a vincere la Champions, ma la Juventus non fa nulla per farsi aiutare. Soprattutto non aiuta lui. Doveva essere la notte di Ronaldo, doveva essere l'inizio di un cammino che sarebbe dovuto finire qui il primo giugno. Ronaldo viene inghiottito insieme agli altri nell'incubo, nello sprofondo che poteva essere anche più fondo se, beffa oltre il danno, Madama non fosse stata aiutata dalla Var che prima corregge l'arbitro su un rigore (il fallo su Diego Costa è fuori area) e poi esclude il primo gol di Morata con la maglia dell'Atletico proprio agli ex compagni (spintina a Chiellini). Ronaldo no, ma la buona sorte almeno sembra aver preso per mano la Juventus. La verità è che poteva finire anche peggio. E CR7? Riemerge nel finale, un lob altissimo un invito per Bernardeschi. Troppo poco per evitare la sconfitta.

A Torino Ronaldo dovrà scrivere un'altra storia.

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