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Sagan sfata il tabù iridato con il primo Monumento

Pier Augisto StagiMaledizione, c'è Sagan! E che Sagan. Forte, fortissimo, incontenibile e irraggiungibile, che in un sol colpo va a sfatare i tanti luoghi comuni che da sempre accompagnano le storie di ciclismo e che evocano la maledizione della maglia iridata. Chi la veste, poi non vince più, sostengono. Peter Sagan, invece, non solo vince, ma stravince, precedendo lo svizzero Cancellara e l'olandese Vanmarcke. Alla faccia di chi ha sostenuto per troppo tempo che questo slovacco era sì talento autentico e purissimo, ma troppo poco attento e tatticamente sconclusionato, incapace di fare la differenza in corse dure e superiori ai 250 km. Bene, ieri ha sistemato tutti, andando a vincere in perfetta solitudine la sua prima «classica monumento»: il Fiandre numero 100. «Sono stato bravo, forte e fortunato. Ma soprattutto forte dice il campione del mondo -. Sono stato supportato da una grandissima squadra, che mi ha messo nelle condizioni di fare la corsa che volevo. Voglio però dedicare questo successo a due ragazzi della mia età che oggi non ci sono più: Antoine Demoitié e Daan Myngheer. A loro va il mio pensiero».Campione e signore, lui che passa per essere un inguaribile guascone, ieri sul traguardo ha chiamato e sollecitato come una vera rock star l'applauso del pubblico e immediatamente dopo, con nelle gambe 250 chilometri, ha impennato in favore di telecamera e fotografi. Alle sue spalle un gigante di questo sport, di questa corsa, che inseguiva il sogno del poker e che invece si è dovuto accontentare inchinandosi davanti a Sagan e al pubblico festante: Fabian Cancellara. «Sono deluso, perché un secondo non è un primo ha detto con gli occhi lucidi, consapevole che questo era il suo ultimo Fiandre, visto che a fine stagione si ritirerà -. È stata una corsa dura, durissima come sempre. Ho solo avuto un attimo di esitazione e ho perso la corsa. Forse metabolizzerò questo secondo posto, ma questo risultato per me resta una sconfitt. In ogni caso Sagan ha meritato di vincere: è stato super e io non superman». Alla festa del Fiandre non si è visto per ragioni di sicurezza il Re Filippo.

Anche i corridori italiani non si sono fatti vedere molto.

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