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A San Siro si gioca a poker. Sala sfida Milan e Inter: "Sono pronto a venderlo"

I due club minacciano di andare a Sesto, ma il sindaco li spiazza: «Glielo offro a 70 milioni»

A San Siro si gioca a poker. Sala sfida Milan e Inter:  "Sono pronto a venderlo"

Milano Mossa e contro-mossa. Il dossier del nuovo stadio di Inter e Milan sta diventando un'accesa e nervosa partita a scacchi. Da una parte i due club che hanno già presentato il loro progetto complessivo (abbattere San Siro, costruire il nuovo impianto da 60mila posti corredato da ristoranti, centro commerciale, negozi etc., il tutto finanziato da privati per un ammontare di 1,2 miliardi) e si apprestano a scodellare il 24 settembre il disegno definitivo dopo il concorso aperto a quattro studi di architetti di spessore internazionale. Giovedì c'è stato un vertice riservato a palazzo Marino aperto ai presidenti di commissione più il capo staff del sindaco e il direttore generale con l'intervento di Scaroni presidente del Milan e Antonello ad dell'Inter. Il resoconto del summit è stato diametralmente opposto. Fonti municipali hanno riferito di un clima nervoso con la minaccia «di andare a Sesto San Giovanni», quelle calcistiche invece hanno corretto il tiro segnalando «toni civilissimi» e definendo l'intervento del presidente milanista («allora ce ne andiamo a Sesto San Giovanni») «una battuta», conseguenza dell'intervista di Giuseppe Bonomi, ad dell'area Falck dismessa il quale si è detto pronto ad accogliere l'iniziativa delle due società milanesi.

A scompaginare il quadro, già complicato della vicenda, è intervenuto ieri Beppe Sala, sindaco di Milano, presente in piazza Cordusio per l'inaugurazione del primo grande store di un brand giapponese, Uniqlo. Sull'argomento ha spiazzato Inter e Milan così: «Ora ci sono due ipotesi sul tavolo: uno stadio nuovo a San Siro o uno stadio a Sesto San Giovanni. Ne aggiungerei una terza: noi siamo disponibili a cedere San Siro, qualora si volesse considerare anche l'ipotesi San Siro». E per essere ancora più efficace ha aggiunto: «Il Comune non vuole farci soldi: siamo disponibilissimi a una valutazione di un ente terzo che dica quanto vale». La cifra è spuntata subito dopo: «Una stima mi pare che fosse intorno ai 70 milioni». Si torna così al braccio di ferro, avvolto da discussioni felpate. Perché il piano di Inter e Milan prevede quale conditio sine qua non l'abbattimento di San Siro (costo previsto 45 milioni), decisione che al Comune potrebbe procurare qualche grana con la Corte dei Conti. Non solo. La soluzione di cedere San Siro è considerata irricevibile dai due club per motivi pratici: gli inevitabili lavori di ristrutturazione renderebbero obbligatorio l'esodo in altri stadi per una durata enorme di tempo, almeno due-tre anni. «Giocando ogni tre giorni è soluzione impraticabile» fanno sapere Inter e Milan. Non sarebbe male se considerata la stima di San Siro qualche gruppo milanese si facesse avanti per acquistare l'impianto salvandone il valore storico e di fatto rendendo impossibile l'abbattimento.

Con queste premesse, la prossima settimana è in calendario l'inizio della discussione in comune, compresa l'opposizione, prima del 24 settembre, data scelta per mostrare al pubblico il disegno uscito vincitore dal ballottaggio tra il gigante americano Populous (dato per sicuro vincitore) e Progetto Cmr.

Nel frattempo, Stefano Boeri, l'architetto milanese ideatore del notissimo Bosco verticale, eliminato dalla prima cernita, ha rifilato una stoccata chiedendo pubblicamente alle due società di pubblicare il suo progetto «in modo da lasciare il giudizio ai milanesi».

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