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La Schiavone: "Felice di come sono ora. Avevo un tumore, però ho vinto io..."

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La Schiavone: "Felice di come sono ora. Avevo un tumore, però ho vinto io..."

«Felice di quello che sono». Felici anche noi di quello che è, perché una Leonessa che accetta una sfida così difficile insegna a tutti che lottare è la cura migliore. Anche quando pensi che non possa servire.

Francesca Schiavone è tornata a farsi vedere, su Instagram, con due post che hanno costruito il finale perfetto. Il primo per dire «dopo 7-8 mesi di assenza dai social, dal mondo praticamente, sono qui per raccontarvi cosa è successo», accompagnato da un «to be continued». Il secondo per raccontare quello che molti avevano capito, ma che non era giusto che si sapesse se non da lei. Un tumore, maligno, chissenefrega dove. Quella notizia che si spera di non ascoltare mai, pensando che comunque accadrà sempre a qualcun altro. E invece: «È stata la lotta più dura in assoluto che ho mai affrontato. E la cosa più bella è che sono riuscita a vincere questa battaglia. E quando me l'hanno detto qualche giorno fa, è stata la felicità. E anche oggi vivo di felicità, la posso tagliare con il coltello. Sono già pronta ad affrontare con la testa e il cuore i nuovi progetti a cui stavo pensando, e che non potevo mettere in pratica. Ci vedremo presto, felice di quello che sono oggi». Felice. Felici.

Il viso tirato ed emozionato, i capelli corti di Francesca non devono ingannare: è come se avesse ancora la lunga chioma da Leonessa del tennis. Quello spirito ce l'ha dentro, glielo si legge negli occhi. E questa vittoria rende niente il suo Roland Garros, è un trofeo che va oltre lo sport, ma che dallo sport viene per spiegare a noi (comuni) mortali che la vita va difesa ad ogni costo.

L'accettazione della sfida è un allenamento quotidiano, chi scende in un qualsiasi campo per affrontare un avversario ne fa una compagna di viaggio da condividere con chi ha bisogno dello stesso coraggio. E la battaglia di Francesca è quella di Sinisa Mihajlovic, che ha guardato negli occhi il nemico più cattivo, da sgretolare tra le lacrime, com'è giusto che sia. «Sono stufo di piangere», però ha detto durante la recente conferenza stampa che annunciava il ritorno in panchina. E per questo ancora adesso che non sa di avere battuto definitivamente il nemico, ha comunque vinto. Così come Gianluca Vialli, che nascondeva gli effetti del tumore riempiendosi di maglioni sotto la giacca, ma che poi ha detto al mondo che non bisogna mai vergognarsi di quello che il destino ti riserva. Anzi: bisogna affrontarlo fieramente, così come lui sta facendo.

Non esiste una data di scadenza per un essere umano, bisogna ricordarselo sempre. C'è solo il fatto che vivere accettando ogni sfida è il modo migliore per essere d'esempio. Francesca, Sinisa, Gianluca non sono eroi come lo sport è abituato a raccontare, ma messaggeri di una verità che grazie a loro tutti noi dobbiamo cogliere. Per essere felici di quello che siamo.

Felici come una Leonessa.

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