Lo sport è una fiaba moderna. Partite di calcio, record d'atletica e nuoto, corse d'auto e moto e biciclette rappresentano i diversi modi per raccontarla. Lo sport, proprio come le fiabe, è il mondo dove è ancora possibile credere negli eroi, nei miti, in certi cavalieri. Qui in F1 i piloti li chiamano cavalieri del rischio. Per un'industria, riuscire ad entrare e restare per 18 anni dentro una fiaba come personaggio e attore della storia, non solo marchio, fornitore, sponsor, è cosa rara e quindi preziosa. Di solito riesce a certe Case motoristiche, quelle vincenti s'intende, non ai fornitori. Pirelli c'è riuscita come fornitore. E non era facile e non è stato facile.
Con le gomme colorate, le mescole diverse, costringendo team e piloti a certe strategie, esagerando all'inizio e sbagliando, incassando critiche, correggendosi, trovando poi la quadra. Appunto, personaggio e attore della storia come i piloti e come le monoposto. Giustamente il vice presidente esecutivo Marco Tronchetti Provera parla di laboratorio a cielo aperto per sviluppare i propri prodotti. Tutto vero. Ma c'è un dato in prospettiva ancora più importante e che infatti a Tronchetti non sfugge: «le nuove generazioni».
Diciotto anni nel circus formano generazioni di giovani tifosi che saranno uomini e donne con patente e auto. E mai, come negli ultimi anni, questo sport sta attecchendo fra i giovani. Merito della nuova F1 più social di Liberty Media e del ceo Stefano Domenicali. Un'altra industria ha capito da tempo l'importanza di essere dentro la fiaba: la Brembo, con le pinze freno utilizzate da tutti i team.
Sì fornitore ma sempre più attore. E oggi i ragazzi, non solo i meccanici, conoscono Brembo. Potenza di una fiaba chiamata sport. Dove la principessa Ferrari è un po' addormentata, ma l'altra industria italiana è molto sveglia.
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