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Sfascio Napoli: ADL pentito di aver cacciato Ancelotti

La squadra entra ed esce dal ritiro in una notte. E lo spogliatoio è devastato dal caso delle multe

Sfascio Napoli: ADL pentito di aver cacciato Ancelotti

Napoli - Per i titoli ci sarebbe l'imbarazzo della scelta. Si potrebbe iniziare da encefalogramma piatto per fotografare il momento del Napoli: quattro sconfitte su cinque nell'era Gattuso, la squadra pare un vegetale che non ha fame, sete, rabbia e orgoglio. Va in campo perché deve andarci, animata da buoni propositi, il riscontro pratico è però pari allo zero. L'ennesima figuraccia contro la Fiorentina è il punto più basso toccato durante l'era ultra decennale di De Laurentiis: cucù il Napoli non c'è più, scomparso, evaporato, consumato dai suoi stessi mali, tradito e affossato dai campioni di ieri, da quelli che avevano un sogno nel cuore.

Gattuso non sa più dove mettere pezze. La fase difensiva è inesistente, La banda del buco è un titolo perfetto per individuare gaffe e responsabilità di un reparto che avrebbe dovuto garantire solidità e affidabilità con l'arrivo di Manolas e che invece è tra i peggiori del campionato. Certo, anche l'allenatore non è esente da colpe: piazzare l'inesperto Luperto a sinistra contro Lirola e Chiesa equivale a un mezzo suicidio. Così come non gettare nella mischia Demme o Lobotka per tappare le falle di centrocampo: acquistati per questa ragione, probabilmente avrebbero offerto risposte più incoraggianti dei deludenti Allan e Ruiz. Una squadra brutta e senz'anima, senza idee, senza voglia e senza attributi: «Imbarazzante commentare una partita del genere» ha detto un affranto Gattuso, che mai come sabato si sarà pentito di aver accettato la sfida. Ha impiegato un mese per capire quello che Ancelotti lasciava intendere da tempo: il giocattolo si è rotto dall'interno.

La squadra ha chiesto e ottenuto di andare in ritiro (durato una sola notte), ieri è andato in onda il solito faccia a faccia a Castel Volturno, scena triste e abituale di questi tempi. L'allenatore non ha pensato alle dimissioni ma il presidente (titolo Il silenzio dei colpevoli) s'è pentito amaramente di aver cacciato Carletto, se fosse rimasto a spasso lo avrebbe già richiamato.

Don Aurelio è consumato dallo stesso dubbio che attanaglia la tifoseria arrabbiata e incredula: mica l'atteggiamento dei calciatori è una conseguenza di quel maledetto litigio delle multe? Perché il problema è tutto lì, nello spogliatoio: chi ha dimestichezza con le voci di dentro, può soltanto confermare.

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