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La Signora esorcizza il rito di Villar Perosa

Sarri influenzato e John Elkann avverte: «Bello si senta a casa, ma si deve continuare a vincere»

La Signora esorcizza il rito di Villar Perosa

L'influenza di Sarri, comunque in panchina. E gli acciacchi che hanno impedito a Ronaldo (indurimento all'adduttore) e De Ligt di scendere in campo. Villar Perosa è però sempre Villar Perosa, il luogo dove la Juventus si sente a casa perché questa è tradizionalmente la sua casa: non ha ovviamente nulla a che vedere con il calcio di oggi, ma una volta all'anno un po' di sano provincialismo è ancora ammesso. È un non luogo sospeso nel tempo, Villar: campetto piccolo e incastonato tra le montagne, l'entusiasmo pronto a tracimare, la gente che arriva da ogni dove. Con la benedizione che introduce la stagione data da John Elkann: «Non c'è mai stata contrapposizione tra vincere e giocare bene. Sarri è la persona giusta: la cosa più importante è che lui si senta a casa, che sia contento dell'ambiente di lavoro e di una squadra che si è rinforzata». Dichiarazioni senza troppe bollicine, ma non ci si poteva aspettare chissà che. Così, l'obiettivo resta «vincere. Abbiamo intenzione di continuare quello che abbiamo sempre fatto in passato, portando avanti questa straordinaria storia». Magari ad Allegri che ha sempre alzato trofei in serie saranno fischiate le orecchie, però ormai anche lui fa parte del passato e adesso toccherà a Sarri provare a fare altrettanto. Provando a spingersi fino alla Champions, diventata dodici mesi fa «obiettivo, da sogno che era» (Agnelli dixit lo scorso anno). Proclami esagerati ieri non ce ne sono stati ma, insomma, non è che il ritornello vada ripetuto ogni volta.

La partita, come era ovvio, non ha detto nulla di particolare: ha vinto la Juve A 3-1, il sortilegio della nuova maglia (con cui mai i bianconeri avevano vinto finora) è stato inevitabilmente interrotto e Dybala ha fatto il pieno di entusiasmo e fiducia. Oltre ad avere segnato due gol (uno su rigore: a segno anche Cuadrado e, nella porta sbagliata, Demiral), la Joya è parsa viva e vivace, motivata a restare. «Lui è un grandissimo giocatore, il nostro numero 10 ha poi dichiarato Paratici, che in realtà intende regalare una plusvalenza alla società - È chiaro che ci sono interessamenti per lui e anche per altri: li approfondiremo». Appunto. Così come si cercherà di arrivare a Icardi, richiesto a gran voce da parecchi tifosi: «È un giocatore dell'Inter, ora non serve. Dobbiamo pensare ai nostri attaccanti: abbiamo Higuain, Mandzukic, Dybala, Cristiano. Non parlerei di calciatori di altre squadre: siamo contenti dei nostri». La Signora resta in realtà un cantiere aperto, altre mosse arriveranno. E i famosi esuberi che hanno già infastidito Sarri? «La differenza rispetto al passato è solamente di un posto nella lista Champions ancora Paratici - Gli altri anni potevamo iscrivere 21 giocatori più i local player e, avendone due, raggiungevamo il numero di 23. Quest'anno invece ne abbiamo uno in meno dei nostri, ma non è un gran problema perché è sempre successo che uno o due siano rimasti fuori dalla lista.

Non esiste alcun allarmismo».

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