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La Signora insegue l'impresa più difficile con gli uomini contati

Allegri: "Non possiamo permetterci di andare oltre il 90'...". Buffon: "Il mio futuro già deciso"

La Signora insegue l'impresa più difficile con gli uomini contati

nostro inviato a Londra

Impacchettare il Tottenham come il Big Ben. Questo deve fare la Signora alla sua prima storica sfilata a Wembley. Perché l'impresa passa dalla difesa anche se la Juventus deve vincere. Buffon e compagni dovranno imbrigliare Harry Kane, ma non solo, come l'impalcatura della torre dell'orologio di Westminster. La famigerata campana necessita di restauro e non suona più dallo scorso agosto; la Juventus invece deve fare l'impresa e l'ora scocca stasera. A Londra bisogna cogliere l'attimo oppure rimandare ancora una volta il discorso Champions, perché il due a due dell'Allianz Stadium non lascia alternative alla vittoria. E allora dentro Higuain e Dybala, che tornano insieme dopo due mesi. La coppia in HD per la rimonta, che però dovrà affondare le sue basi nella grinta di Chiellini, nelle parate di Buffon.

Proprio il Pipita e la Joya sono l'emblema di una Signora che non scoppia di salute (mancherà pure Mandzukic). Ma Massimiliano Allegri non se ne cura: «È una partita talmente importante che anche chi ha meno condizione fisica fa la prestazione». Concetto ribadito da Gigi Buffon: «Le migliori partite le ho fatte con la testa, quando stai troppo bene fisicamente ti arriva la bacchettata».

Il portiere lo dice dopo aver preso contatto con il prato di Wembley. Si è fermato a parlare in disparte con il presidente Agnelli, Nedved e Marotta. Sembrava già un dirigente. Ma il futuro può aspettare anche se questa per lui può essere l'ultima partita di Champions della sua carriera. «Non mi sfiora il mio pensiero - dice - L'importante è che non sia l'ultima della Juventus». Sì, ma il ritiro? «Con il presidente c'è già accordo, poi ci troveremo». Agnelli ascolta nell'imponente sala delle conferenze di Wembley. L'impressione è che siamo alle prove di addio, anche se la voglia di giocare è ancora tanta. Come quando dice ripensando all'errore sulla punizione di Eriksen dell'andata: «La non perfezione mi disturba talmente tanto, che dalla partita successiva voglio risposte immediate sulla mia competitività a questi livelli».

La leggenda vuole lasciare la sua firma anche nel teatro storico di Wembley anche se si parte da una situazione di svantaggio: «Ma quando la Juve è sofferente, perde un po' di sangue dà il meglio di sé».

Bisognerà fare i conti con un Tottenham capace di fare due gol all'Allianz Stadium, quando la Juventus finora nel 2018 non ne ha subiti in Italia tra campionato e Italia. «Dovremo fare una prova difensiva migliore rispetto all'andata», ribadisce Allegri.

Già perché una volta per tutte bisogna esportare anche in Europa quel fortino che in questi anni solo una volta al cospetto delle grandi è stato all'altezza della sua fama anche fuori dai confini: nei quarti di finale a Barcellona. Poi è crollato sul più bello nelle due finali di Berlino e Cardiff. Per certi versi quella di stasera ricorda l'ottavo con il Bayern, se non altro per lo stesso risultato dell'andata. Allora a Monaco di Baviera si sfiorò l'impresa, prima di crollare nel finale e soccombere nei supplementari. «Sarà diversa da quella partita. Adesso servirà palleggio e possesso palla, ed essere più bravi tecnicamente rispetto a Torino contro il Tottenham», dice Allegri.

Si gioca in uno stadio da leggenda contro la storia. Perché le inglesi le hanno fatto male negli ultimi confronti, mentre ribaltare un due a due in casa è riuscito a pochi, pochissimi. Il Milan nel 2007 lo fece e arrivò fino al trionfo di Atene. L'impresa è nelle corde della Signora. Perché più del fisico conta la testa.

E la Juve sa come si fa.

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