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Il signore degli anelli fa 50: "Anni sospesi e veloci. Ma qualcosa cambierei"

"Io lettore di Tolkien, nascondo le mie medaglie ai figli: voglio che m'apprezzino solo come papà"

Il signore degli anelli fa 50: "Anni sospesi e veloci. Ma qualcosa cambierei"

«Una volta non me ne rendevo conto, ma oggi mi piace tantissimo essere ricordato ancora come il Signore degli Anelli. Per un appassionato di Tolkien come me, poi...». Jury Chechi taglierà venerdì il traguardo dei 50 anni. Ventotto dei quali trascorsi in palestra (partendo da quella di Prato, sua città natale dove vive) e poi vissuti tra successi, infortuni, un'esperienza in politica, la mancata scalata al vertice della Federginnastica e la recente avventura in tv.

Chechi, mezzo secolo di vita. Bilancio?

«È passato bene ma velocemente. Posso considerarmi un uomo fortunato per ciò che è accaduto. A posteriori cambierei alcune cose, ma ho fatto sempre il massimo per raggiungere i miei obiettivi e quindi non ho rimpianti. Festeggerò con la mia famiglia».

I momenti più belli?

«A livello sportivo le due medaglie olimpiche, l'oro di Atlanta 1996 dove ero preparato al massimo e il bronzo di Atene 2004 quando invece ero un uomo con dubbi e paure. Da piccolo avevo un sogno e lo scrissi anche in un tema: volevo vincere i Giochi. A livello personale la nascita dei miei figli Dimitri e Anastasia, 16 e 14 anni».

Che non hanno seguito le sue orme...

«Il maschio fa judo, la femmina equitazione, sono ragazzi straordinari. A casa mia non si parla dei miei successi, non ho trofei esposti, avranno visto forse una sola volta una mia gara. Voglio che mi apprezzino come papà e basta...».

Due brutti infortuni, la risalita difficile...

«Ho saltato gare importanti, ho fatto grandi sacrifici ma ripeto, non ho rimpianti. Se non quello di non aver detto mai abbastanza grazie alle persone che mi hanno aiutato anche nei momenti delicati, dai compagni di squadra come Certazzo e Preti ai miei allenatori. C'è un episodio che mi ha segnato molto di più».

Racconti.

«Nel 2008 ci lasciò Federico Chiarugi, il mio amico e compagno di squadra pisano. Ero lì quando cadde in allenamento e si ruppe la sesta vertebra cervicale: aveva 17 anni e rimase tetraplegico. Una carriera e una vita spezzata anche se lui non si è mai arreso. Quando morì, sono stato male».

Un'esperienza da consigliere comunale a Prato, poi nel 2016 la sua candidatura alla Federginnastica.

«Volevo dare il mio contributo al movimento, ho provato a fare la mia battaglia, ma non mi hanno voluto. Ho affrontato la sfida con grande motivazione e ho perso, probabilmente per miei limiti. Penso, e lo dico senza presunzione, che Jury Chechi potrebbe essere ancora una risorsa per il movimento. E come me, anche altri. Magari un giorno, chissà... Per ora giro per le palestre (l'ultima vicino Gorizia, ndr) per allenarmi con i ragazzi. Ma non chiamatemi testimonial: quello prende dei soldi, io lo faccio per passione».

Ginnaste bronzo iridato e ritmica a Tokyo, gli uomini no.

«Mi ha fatto rabbia sentire dichiarazioni entusiaste dopo un piazzamento mondiale che non ci ha qualificato alle Olimpiadi. Per me è un risultato scadente, abbiamo un ottimo materiale di atleti che non siamo in grado di sfruttare al meglio. Voglio provare a essere costruttivo e non polemico: le cose funzionano quando metti le persone giuste al posto giusto e premi il merito. Quando invece dai fiducia a persone che non hanno curriculum, si fa più fatica».

Ora l'avventura in tv agli Eurogames come giudice.

«Divertente, posso essere me stesso visto che non sono un anchorman. E poi quando ero piccolo vedere Giochi senza frontiere mi emozionava, la mia famiglia si riuniva davanti alla tv».

Nello scontro tra Coni e Sport & Salute da che parte sta?

«Il Coni ha fatto un ottimo lavoro, ma non vedo le preoccupazioni esternate da Malagò. Questa riforma, se applicata nel modo giusto, non può che essere positiva».

Come si vede nei prossimi 50 anni?

«Difficilmente con un oro al collo (ride...). Ho tanti progetti e idee, mi piacerebbe fare i Giochi di Tokyo in qualche veste. Ma intanto vorrei vivere in serenità. Nella mia carriera non ho guadagnato cifre stratosferiche, ma ho guadagnato bene.

Sarò scontato, ma il mio unico desiderio è sapere che la mia famiglia sta bene».

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