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Solo la Signora non sbaglia in coppa

Delle prime 4 in serie A, Juve unica semifinalista. Delude il Toro, furioso col Var sul 2° gol

Domenico Latagliata

La Juventus non fallisce. Nemmeno in Coppa Italia. Dove Napoli, Inter e Roma hanno già finito la loro corsa, tanto per gradire. Mentre i bianconeri la proseguono: allo Stadium, in un derby mai davvero in equilibrio, la Signora ha battuto il Toro 2-0 e dato la solita impressione di solidità. Adesso, in semifinale, l'aspetta l'Atalanta: poi, eventualmente, la vincente di Lazio-Milan. Per la serie: ci sono squadre che sognano vittorie che poi arrivano raramente per non dire mai, mentre la truppa di Allegri non regala nulla e azzanna tutto quello che riesce.

È stato un derby poco equilibrato, va detto. Durato anche meno dei novanta minuti trascorsi effettivamente sul campo, vuoi per un'evidente superiorità bianconera e vuoi anche perché il raddoppio di Mandzukic (a metà ripresa) è stato ritenuto valido da Doveri dopo un possibile (probabile?) fallo di Khedira su Acquah in fase di recupero palla: nonostante il ricorso al Var, la rete è stata convalidata, Mihajlovic è finito negli spogliatoi per proteste e il Toro non ha più nemmeno provato a reagire.

La Juventus è la solita Juventus, fin dal primo pallone giocato: aggressività a mille, ordine in mezzo al campo e non solo, grande determinazione nell'attaccare il portatore palla avversario. Il classico marchio di fabbrica, indelebile al di là degli interpreti. Gioca con il centrocampo a tre, la Signora. E con due spalle a dare manforte a Mandzukic, centravanti al posto di Higuain: Dybala conferma gli scarpini dorati (con sponsor) che gli hanno portato bene a Verona, Douglas Costa un po' fa e un po' disfa ma certo è giocatore più concreto di quello di inizio stagione. Dall'altro lato, un Toro che assomiglia al solito torello visto troppo spesso nei derby ma non solo: debole sugli esterni difensivi, dove De Silvestri e Molinaro rasentano l'impresentabilità, poco propositivo pure in attacco perché Niang è tutto fuorché un centravanti e Berenguer fa troppo spesso la figura del pulcino bagnato. Proprio quest'ultimo avrebbe però dopo una decina di minuti la palla buona sul sinistro: come non detto, invece, perché ne esce una ciabattata inguardabile. Così, al solito, la Juve non perdona: un rimpallo al limite dell'area favorisce la conclusione mancina di Douglas Costa, Milinkovic-Savic non può intervenire e il match prende la piega più prevedibile. Dybala si mangia poi il 2-0, Niang colpisce il palo esterno (sfruttando un rinvio lungo del portiere e una mezza dormita di Sturaro, forse l'unico dei suoi sotto la sufficienza) e ancora la Joya avrebbe prima del riposo un paio di palloni degni di miglior sorte: il Toro resta in partita quasi per caso (possesso palla, non fine a se stesso: 63% per i bianconeri), ma la pochezza granata è evidenziata da un centrocampo troppo leggero, dove Baselli non riesce a costruire e la coppia Acquah-Rincon viene presa in mezzo e spesso surclassata.

Quando Mandzukic non trova il pallone a inizio ripresa, a un metro dal portiere granata su assist di Douglas Costa, la squadra di Mihajlovic potrebbe pure trarne buoni auspici: invece, macché. Il copione resta lo stesso di quasi sempre, con la Juve che pare inattaccabile: Matuidi sfiora il gol, Mandzukic lo trova nel modo già descritto e la partita finisce lì.

Con i soliti canti di gioia bianconeri: la caccia al poker di vittorie di fila prosegue.

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