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Spagna affogata. Il poker mondiale di questa Italia guerriera

Spagna affogata. Il poker mondiale di questa Italia guerriera

Finalmente Settebello! Un grido liberatorio per l'Italia che gioca di squadra in una estate intrisa di speranze, illusioni e delusioni raccontate dagli altri sport italiani. Un grido di gioia e un tuffo nell'acqua direttamente dal podio, senza attendere l'inno: non proprio da cerimoniale. Finalmente Settebello: ritrovato con la fame negli occhi che ogni ct richiede ai giocatori, ma Sandro Campagna deve essere stato più convincente. Poi il gioco che sprizza bellezza e autorità, velocità e concretezza, reso spumeggiante da braccia che sembrano fionde e non sbagliano il tiro in porta. Spagna che accompagna i migliori ricordi della storia azzurra (Barcellona '92) della pallanuoto, ma pure qualche delusione. Stavolta messa a terra come un pugile groggy: 10-5 dopo il primo mezzo tempo in equilibrio, poi voglia di spazzarla, e spezzarla, via per cancellare il trabocchetto subito l'anno scorso agli Europei. Operazione compiuta a cannonieri schierati: parte Luongo (segnerà 2 gol), chiude Bodegas, mettono firma Echenique, Figlioli, Dolce (2), Renzuto, Aicardi Di Fulvio. «Siamo stati chirurgici» ha sintetizzato Campagna. Finalmente il bello di non aver tradito speranze, aver raccolto per quanto mostrato (6 successi su 6), aver infilato la serie contro rivali che innescano i sentimenti: Grecia, Ungheria, Spagna. Infine la gran baldoria dal podio all'acqua per veder tornare bambinoni irriguardosi una banda di supermuscolati che piacciono tanto a mamme, bambini e bambine più grandi.

Settebello racchiude tutto quanto. Anzi di più, Settebellosemprepiùbello perché non c'è solo la goliardia del gioco di parole, ma pure la sostanza. Sono esattamente 7 i successi d'oro italiani tra campionati del mondo e Olimpiadi: 4 titoli mondiali e 3 olimpici. Come rendere perfetta un'idea, il totem di un soprannome brevettato ai Giochi di Londra '48, un arco di 71 anni per raccontare un altro settebello: primo oro olimpico a Londra 48, poi Roma 60 (olimpiadi), Berlino 78 (mondiali), Barcellona '92 (olimpiadi), Roma '94 (mondiali), Shangai 2011 (mondiali), Gwangju 2019(mondiali). Europa come terra di conquista, Oriente ultimo e determinante portafortuna. Nulla nasce per caso: Sandro Campagna giocava in acqua nel successo olimpico contro la Spagna, stavolta stava sulla panca, condottiero lucido e padrone della squadra che ha rivoltato, disegnato, integrato. Lo hanno fatto sbraitare, alla fine sorridere. Ha disegnato questa Italia ritrovando tracce della tradizione pallanuotistica, 4 liguri, 1 abruzzese, 3 campani, 2 laziali e 3 naturalizzati: Pietro Figlioli, 35enne brasiliano recuperato dall'Australia con la quale giocava fino al 2009; Michael Bodegas marsigliese, con nonno piemontese, che da grande farà il produttore musicale; Gonzalo Echenique, attaccante mancino-argentino nato a Rosario con cittadinanza spagnola e naturalizzazione italiana, che ha tatuato sulla schiena lo stemma calcistico dei Newell's e ha convinto Lionel Messi a prendere la tessera numero 1010 di socio Pro Recco. C'è di tutto un po' in questa squadra: la riabilitazione di Stefano Luongo, rientrato nel giro azzurro per aver vinto la classifica cannonieri del campionato ma dopo essere stato squalificato per aver criticato un arbitro su Facebook; oppure la riscossa di Marco Del Lungo, portiere ieri para rigori, assente dal precedente mondiale per un morbillo traditore. Campagna li ha plasmati ed esaltati: «Ci sono stati problemi per le nuove regole. Ho detto loro: alleniamoci e crediamoci. Sono stato esaltato dal gioco e dalla convinzione. E per non sbagliare li ho fatti mangiare presto, così li ho visti affamati». Una battuta che implica la regola di ogni sport: pane, amore e fantasia.

Così si vince.

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