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Sport, Malagò sotto accusa per lettere al Cio

Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha inviato delle missive al Cio nelle quali chiede sanzioni all’Italia per il varo della riforma dello sport

Sport, Malagò sotto accusa per lettere al Cio

Come era prevedibile, hanno scatenato un mare di polemiche le lettere, portate alla luce da Repubblica, inviate da Giovanni Malagò al Cio in cui il presidente del Coni chiede di punire l'Italia dopo il varo della riforma dello sport che ha svuotato dal punto di vista finanziario il Comitato olimpico italiano.

L’azione non è piaciuta al presidente della Federtennis Angelo Binaghi che parla di missive “sconvolgenti” e al il numero uno della Federnuoto Paolo Barelli che invita Malagò a chiarire la situazione.

Quest’ultimo, a margine di un evento del Coni svoltosi in mattinata, ha sostenuto di essere sorpreso dal clamore suscitato dalla sua iniziativa resasi indispensabile per evidenziare“situazioni normative che sono sotto gli occhi di tutti, da membro Cio sarei stato sanzionato in modo anche grave”.

Nelle lettere vengono evidenziati i punti in cui la legge delega sullo sport approvata il 7 agosto scorso al Senato andrebbe contro le regole della carta olimpica.

“Queste situazioni vanno modificate e scritte in modo diverso”, ha aggiunto Malagò che ha sostenuto come si siano temi “come l'aspetto di non limitare solo alla parte olimpica l'egida del Coni ma anche lo sport per tutti, la rappresentanza sul territorio su base regionale e tutto questo oggi non è in sintonia con la carta olimpica. Io ho difeso e sto continuando a difendere il Coni. Ora nell'ambito dei decreti attuativi della legge delega dobbiamo sistemare alcuni aspetti che sono in palese contraddizione con la Carta olimpica".

L’iniziativa, però, è stata duramente attaccata dal presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, che si dichiara sconvolto per le lettere. Per Renato di Rocco, numero uno della Federciclismo, le missive"sono curiose ma c'è da valutare i momenti e le situazioni di diplomazia internazionale". Lo stesso Binaghi afferma di non essere aggiornato sulal vicenda e per questo non prende posizioni ma invita tutti a lavorare insieme.

Malagò non si è scoraggiato dagli attacchi ricevuti ed ha subito replicato alle dichiarazioni di Binaghi, che tra l’altro ieri aveva parlato della vecchia Coni Servizi come un ente che "non ha fatto nulla per sei anni", usando parole durissime.

"Binaghi per sei mesi ha fatto dichiarazioni, conferenze stampa, offendendo la Coni Servizi e dicendo cose assolutamente non veritiere. I membri di Coni Servizi erano stati votati da Giunta e Consiglio nazionale - ha detto - per anni Binaghi ci ha lavorato assieme e non si è mai espresso male sul loro operato. All'improvviso ora Sport e Salute gli ha risolto tutti i problemi... Noi del Coni non siamo più disposti a subire queste sue dichiarazioni verbali. Noi puntualmente replicheremo".

Con il passare delle ore, le polemiche non solo non si sono placate ma sono state alimentate da altre parole di fuoco come quelle usate Paolo Barelli, numero uno della Federnuoto, che si dice imbarazzato per la situazione molto delicata che deve essere approfondita.

“Se quello che ho letto corrisponde al vero- ha dichiarato Barelli- l'imbarazzo c'è, se non lo è allora è bene che prenda i provvedimenti del caso. Sono anche perplesso in quanto parliamo di una legge delega al cui art. 1 si fa riferimento in maniera chiara del rispetto della carta olimpica e dell'autonomia delle federazioni, quindi qualunque altro commento sarebbe inutile".

Per questo, il numero uno di Federnuoto sostiene che anche gli altri membri italiani del Comitato olimpico internazionale debbano dare un contributo per chiarire questo aspetto che “investe le relazioni tra Cio e comitati olimpici nazionali”.

A difesa di Malagò si è, invece, schierato l'ex presidente del Coni Franco Carraro, ora membro Cio e testimone diretto della vicenda. "Ho letto la lettera in questione, come pure le risposte del Cio: non c'e' alcuna richiesta di punizione all'Italia da parte di Malagò”.

Carraro, inoltre, afferma che ciascuno può avere le proprie idee ma tutti conosco "la totale passione per lo sport azzurro di Giovanni Malagò e la sua buona fede".

Anche il presidente della Federgolf, Franco Chimenti, scende in campo per difendere Malagò vittima di un “attacco politico” dovuto ad una sorta di “diga” che si è creata tra un certo gruppo e il numero uno del Coni.

Non condivido l'atteggiamento di alcuni miei colleghi, io ho sempre rispettato il presidente del Coni. Ho vissuto questa vicenda da vicino e posso testimoniare che si è trattato di un atto dovuto e praticamente richiesto. Malagò ha dato la risposta che avrebbe dovuto dare e questo è stato condiviso dagli altri membri Cio. Se si fosse voluto sottacere la notizia non sarebbe stata resa pubblica", precisa Chimenti.

Sulle possibili sanzioni che l'Italia rischia per alcuni punti controversi della riforma dello sport è intervenuto anche Mario Pescante, ex presidente del Coni e membro onorario del Cio, che ha dichiarato come la legge non rispetti in alcuni punti la Carta Olimpica, con la situazione aggravata “dalla presenza di un super manager che è partito come sappiamo”.

Pescante afferma che quella di Malagò è stata una iniziativa legittima perché c’era la necessità “di segnalare i cambiamenti in atto ed eventuali novità che violano la Carta Olimpica".

Ma nelle missive, garantisce lo stesso membro onorario del Cio che ha letto i testi, non c'erano richieste di sanzioni per l'Italia.

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