Calcio

"Strunz", i tedeschi in lode del Trap

Celebrato in Germania come esempio di resilienza e italica passione sportiva

"Strunz", i tedeschi in lode del Trap

Era il 25 giugno 1977 quando Der Spiegel «sconsigliava» i tedeschi a trascorrere le vacanze nel nostro Paese, mostrando la famigerata copertina con un piatto di spaghetti sormontato da una rivoltella: chiaro riferimento agli anni di piombo e al pericolo mafioso made in Italy.

E chi l'avrebbe mai detto che - a distanza di 46 anni - la stampa tedesca ci avrebbe ripensato, indicandoci addirittura come «esempio virtuoso di resilienza e passione sportiva»? Il merito di cotanta «riabilitazione etico-culturale» è tutta di un nostro illustre connazionale: Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino, oggi 83 anni, personaggio che sta al calcio come Totò alla comicità. Ed è proprio grazie a una scenetta comica - benché serissima (almeno nelle intenzioni) - che la Süddeutsche Zeitung, tre giorni fa, ha celebrato il nostro allenatore in occasione del 25° anniversario dello «Strunz Day by Trap».

Era infatti il 10 marzo 1998 quando il mitico Trap, allora 58enne tostissimo mister del Bayern di Monaco, si presentò in conferenza stampa indossando la maglietta del club e sparando a zero sulla poco pregiata ditta Strunz&C.

La stampa tedesca ricorda ora lo «sfoggio di grande retorica» di Trapattoni che, nonostante gli strafalcioni grammaticali, rese benissimo il senso dell'intemerata: «Cosa vuole Strunz? Debole come una bottiglia vuota... E quei piagnucoloni di Scholl e Baster perché non pensano a giocare?»; per concludere, tra urla e pugni sbattuti sul tavolo, con un indimenticabile «Sono finito!» (in realtà avrebbe voluto dire «Ho finito»).

Lo sfogo fece subito il giro del mondo e ancora oggi, a distanza di un quarto di secolo, è un video cliccatissimo in rete. Süddeutsche Zeitung non ha dubbi: «Mescolando emozione, pathos e leggera confusione linguistica, Trapattoni ha creato qualcosa di speciale: ha contribuito a plasmare il linguaggio».

Non a caso il suo «Sono finito!» fu usato in campagna elettorale dai socialdemocratici per attaccare il cancelliere Helmut Kohl.

E che dire del «Cosa vuole Strunz?» che dette il titolo a un seguitissimo programma televisivo? Quanto poi alla «Bottiglia vuota», la metafora venne adottata come slogan da una catena di supermercati per incentivare la pratica del «vuoto a rendere». Infine il sigillo della casa editrice Klent che ha bollato la prosa trapattoniana come un preclaro esempio lessicale di «varietà di transizione». Boh.

Intanto Strunz che fine ha fatto? Pare che al momento abbia qualche problema con la giustizia per il mancato pagamento degli alimenti ai figli e all'ex moglie. Così, giusto per fare onore al suo cognome.

Con largo anticipo Giovanni Trapattoni aveva capito tutto, dicendo gatto (anzi, Strunz) anche senza averlo nel sacco.

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