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Lo studio smentisce il pregiudizio: ​"Il fuorigioco è anche per le donne"

Il fuorigioco è anche per le donne: lo rivela lo studio di una 27enne torinese neolaureata in psicologia, pubblicato anche da riviste internazionali

Lo studio smentisce il pregiudizio: ​"Il fuorigioco è anche per le donne"

Il fuorigioco non è per soli uomini. Addio al pregiudizio: è stato accertato che anche le donne possono capirlo e fischiarlo. Lo ha dimostrato scientificaente, nella sua tesi di laurea, Giorgia Bosco, neolaureata in psicologia all’Università di Torino. Intervistata da La Stampa, ha spiegato che "Anche le cose banali, di fronte ai luoghi comuni, vanno provate".

Ventisette anni, juventina, ha trasformato una quarantina di bambini, maschi e femmine, in arbitri per metterli alla prova con una delle regole più complicate del calcio. Doveva essere "solo" una tesi di laurea, ma è stata pubblicata sulla rivista International Journal of Developmental Science ed è stata ripresa dal Times e dal Daily Mail.

Anche per la laurea triennale si era occupata di sport, studiando come questo influenzi l’amicizia tra bambini. Giorgia è poi andata a Londra, alla London Metropolitan University, per il tirocinio, e lì ha avviato la ricerca, partendo da una premessa: il sessismo nel calcio, con tanti episodi riportati nella tesi.

La 27enne ha spiegato la regola del fuorigioco usando il subbuteo, poi i bambini dovevano individuare l’azione irregolare, scegliendo tra 100 immagini, su uno schermo touch. I risultati ottenuti hanno dimostrato una sostanziale parità tra maschi e femmine a 7 anni. A 9 anni sembrano più bravi i maschi: 70% di accuratezza nelle risposte contro 59 delle femmine. Cosa che però non confermerebbe lo stereotipo: la differenza di genere risiede più in una questione di interesse che non di bravura, spiega Giorgia Bosco. In pratica, la differenza la fa la passione.

"A nove anni i maschi si dedicano in massa a giochi di gruppo e al calcio, anche con un po’ di incoraggiamento - aggiunge la 27enne nell'intervista a La Stampa -.

Così sono avvantaggiati, ma non c’è nessuna predisposizione biologica o cognitiva: nulla vieta a una donna con la passione di capirne di calcio esattamente come loro, se non di più".

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