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Sulla giostra del gol sale anche Hamsik E il Napoli lancia la fuga

Gli azzurri soli al comando dopo due anni Sarri: «Scudetto? Juve più forte delle ultime sei»

Sulla giostra del gol sale anche Hamsik E il Napoli lancia la fuga

Marcello Di Dio

Sulla giostra del gol napoletano mancava solo il capitano. Ma siccome il Cagliari è una delle sue vittime preferite (sei reti) e la corsa a Maradona è tornata d'attualità (ora l'ex Pibe de Oro è a -1), Marek Hamsik ha deciso di salirci nel giorno giusto. Quello che sancisce, grazie al pari serale della Juventus a Bergamo, il primato solitario degli azzurri dopo quasi due anni: l'ultima volta fu il 30 novembre 2015 con Higuain in campo e sempre Sarri in panchina.

Nemmeno quattro giri di lancette ed eccolo servito il gol 114 dello slovacco con la maglia del Napoli. Una rete di sinistro dopo una splendida triangolazione con Mertens e la partita con i sardi - alla terza sconfitta consecutiva - è già in discesa.

«Per i gol ci sono i tre tenori ma le sostituzioni cominciavano a pesarmi, l'avevo detto anche a Sarri», così in settimana si era espresso Hamsik che in azzurro ha iniziato la sua 11ª stagione. Il Cagliari battezzò il suo arrivo in A e da allora è diventato il punto di riferimento di compagni e allenatori. E il capitano della truppa che fa sognare il pubblico napoletano trova anche la gioia personale dopo 10 gare della stagione. «È il Napoli più bello da quando sono qui. Scudetto? Sappiamo di essere forti, lo diciamo e in questo 2017 abbiamo fatto grandi risultati, ma la strada è ancora lunga», sottolinea.

Sarri non gli ha mai tolto la maglia da titolare, ma solo con il Benevento era rimasto in campo per tutti i 90 minuti. «Marek è un fuoriclasse, può fare un mese non al top, ma poi torna straordinario e con il Cagliari si è visto», così il tecnico. E ora che anche il capitano si è sbloccato, il Napoli continua ad avvicinarsi alla perfezione.

Il resto del "lunch-match" è il solito monologo degli azzurri. Che continuano a collezionare record: il Napoli è la prima squadra nella storia della serie A che vince le prime 7 partite stagionali con almeno 25 gol segnati, Sarri raggiunge 19 risultati utili di fila (con 15 vittorie, di cui 12 consecutive) e supera la serie di Bigon (1989/90). Senza parlare del 70 per cento di possesso palla, della solita regola del tre stavolta con tre marcatori diversi (ancora a segno Koulibaly dopo la rete alla Lazio, già otto titolari di Sarri hanno realizzato almeno un gol), del sigillo su rigore di Mertens - settima rete al Cagliari - al quale stavolta nessuno si è sentito in dovere di chiedere il pallone da mettere sul dischetto, del numero impressionante di passaggi nella fitta trama di gioco stile Guardiola.

«Il City? L'ho guardato solo dieci minuti nella gara con il Chelsea, è meglio non guardarlo in un momento in cui unisce, a una straripante qualità tecnico-tattica, una qualità fisica impressionante», dice Sarri sull'attuale squadra del tecnico catalano, fra due settimane avversaria in Champions. Ora la sosta, che porterà via una dozzina di elementi, tra cui Mertens, uscito dal San Paolo con una fasciatura al polpaccio. «Sono tre giorni che cerco di parlare con il ct del Belgio per dirgli come sta Dries...», sottolinea Sarri. Che polemizza ancora sui calendari («in Italia non si tutela chi gioca le Coppe, ogni volta giochiamo con squadre che hanno almeno un giorno e mezzo di riposo in più...») ed evita ancora la parola scudetto nonostante il primato solitario: «Ogni anno si dice che si lotterà, poi la Juve vince ed è sempre la più forte. Anzi i bianconeri sono più forti delle sei stagioni precedenti nelle quali hanno vinto il titolo...». Ma sotto sotto sogna lo sgambetto all'amico Allegri.

Ora più che mai.

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