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Sull'orlo di una crisi di nervi molto Special One

Mourinho scalpita: «Mi dicono di godermela ma ho il fuoco dentro. Sono triste, voglio lavorare»

Sull'orlo di una crisi di nervi molto Special One

Quasi come fosse la poesia di Pascoli su Alessandro Magno. José Mourinho ha conquistato il mondo, lo ha fatto da giovane e lo ha fatto più volte. Paradossalmente però ora la sua ambizione, quella che ha fatto sì che diventasse lo Special One, lo limita. Non c'è più nulla da conquistare, sono poche le opzioni che possono stimolarlo. Dallo scorso dicembre Mourinho non allena, dallo scorso dicembre non è condottiero di uno spogliatoio o di un popolo. «È la prima volta che ho tutto questo tempo per pensare, e analizzando la situazione mi sento irrequieto», ha detto il tecnico portoghese. Di proposte in questi mesi Mourinho ne ha avute tante, ma lui è abituato al top, e non vuole ridimensionarsi, non vuole accontentarsi: «Deve arrivare la proposta giusta, una squadra adatta a me ha spiegato . Ho dovuto rifiutare alcune offerte anche se avevo l'impulso di tornare a lavorare. Ma serve l'esperienza giusta. Al momento però non sono felice: ho ancora il fuoco dentro, mi manca il mio calcio, l'impegno verso me stesso e le persone che mi amano». D'altronde per uno che in 20 stagioni da allenatore ha vinto 25 titoli restare a guardare è frustrante. A 56 anni Mourinho sa di poter dare ancora molto, e dopo esser riuscito perfino a entrare nel Guinness dei primati con ben quattro record (venne premiato in quanto più giovane a raggiungere le 100 panchine in Champions, per gli appena 15 gol subiti in Premier League con il Chelsea nel 2004-15, per le 77 partite senza sconfitte interne in Premier e per i 95 punti fatti nel 2005), non può accontentarsi di un club che sia meno ambizioso di lui. Vuole vincere, vuole arricchire il palmares, non può accontentarsi di allenare tanto per farlo. Ha intenzione di vivere il campo nel quotidiano, per questo non si sente pronto per un incarico da commissario tecnico: «Non aspetto due anni per un campionato europeo o altri due per un mondiale. Non mi piace vivere per una partita al mese». Eppure la monotonia attuale lo annoia tremendamente: «I miei amici mi dicono di godermi il mio tempo e la mia estate qui ma io non ci riesco. Non sono abbastanza felice».

E Mourinho improvvisamente sembra Alessandro Magno, che conquistato il mondo pianse perché non c'era più nulla che lo stimolasse.

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