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Svindal addio d'argento. Comanda la Norvegia. Paris 6° tra le polemiche

Jansrud vince davanti al compagno una discesa accorciata per la forte nevicata

Svindal addio d'argento. Comanda la Norvegia. Paris 6° tra le polemiche

Åre Solo tre alla fine sono contenti e non si lamentano. Anche il pubblico è contento, sono stati in migliaia i norvegesi che hanno passato la frontiera per assistere all'ultima gara di Aksel Lund Svindal e lui li ha premiati finendo sul podio assieme al compagno di squadra Kjetil Jansrud, per una doppietta che ricalca quella di un anno fa all'Olimpiade, a ordine invertito. Erano stati dodici i centesimi a favore di Aksel in Corea, sono stati due quelli che ieri hanno regalato a Kjetil il primo titolo mondiale, arrivato in uno dei momenti più difficili della sua carriera: «Non sono la persona più indicata per giudicare la gara di oggi, ma per me è stata regolare» dice Jansrud e Svindal conferma: «Nevicava tanto, ma non c'erano vento o nebbia, quindi le condizioni sono state uguali per tutti». Vaglielo a dire ad Adrien Theaux, il primo a scendere quasi sei minuti dopo l'ultimo apripista che ha fatto la traccia agli altri O a chi, come Paris, uscendo di pochi centimetri dalla linea di quelli che lo avevano preceduto, si è ritrovato impantanato in neve fresca

Pro e contro si sprecano, ma i contro sono molti di più, perché effettivamente non si erano mai visti i discesisti affrontare una gara sotto una nevicata così fitta, con accumuli che facevano venire voglia di scendere con sci da freeride piuttosto che con aste lunghe due metri e venti. Poi, guardi la classifica e pensi che ok, non fa una grinza, i grandi nomi sono davanti, sorprese non ce ne sono state, ma per la forma che aveva, Paris avrebbe dovuto essere molto più avanti del sesto posto.

Il campione uscente, lo svizzero Beat Feuz, è furioso. Nelle ultime 12 discese era salito sul podio undici volte, ma ieri si è ritrovato quarto a 11/100 da Vincent «Cicciobello» Kriechmayr, che dopo l'argento del superG si prende il bronzo della discesa. A Kitzbühel l'austriaco aveva buttato la gara per eccesso di foga, ieri è stato morbido e preciso il giusto su una neve che andava accarezzata e non aggredita. «Mi sono sorpreso anch'io quando ci hanno detto di partire, non avevo mai gareggiato in condizioni simili, ma sono contento». Ma va? Un diavolo in corpo ha invece Christof Innerhofer, 11° tempo, l'unico ad aver dato segni del suo scontento appena tagliato il traguardo. «Uno aspetta per due anni la discesa mondiale e poi deve correre una gara del genere, credo non sia piaciuta nemmeno a chi era davanti alla tv, a me di sicuro girano un po' e mi chiedo: non potevano farla domani (oggi, ndr)? Peggio di così non poteva essere». «Ci hanno detto partite e io sono partito, ho sbagliato due volte la linea e l'errore ci sta, ma in ogni caso non credo sia stata una gara regolare e giusta per tutti» aggiunge Paris, meno pacifico del solito. Matteo Marsaglia, 13° alla fine, rincara la dose: «Scendendo mi sono stupito della neve che c'era in pista, eravamo oltre il limite di sicurezza. Credo che oggi non ci fossero proprio le condizioni per gareggiare in discesa». Dall'Italia dice la sua anche il presidente federale Flavio Roda: «A perdere è stato lo sport».

Come sarebbero state le reazioni se un azzurro fosse finito sul podio non sappiamo, quel che è certo è che assegnare un titolo mondiale su una pista di appena un minuto e venti quando normalmente in discesa le gare durano poco meno di due minuti è un peccato, e va solo bene che Svindal sia finito sul podio, dando così a tutto il mondo una bella storia da scrivere.

Ma la scriveremo un'altra volta, quando si saranno placate le polemiche.

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