Sport

Tacco di Pellegrini e "Raggio di Kolarov". Il derby dice Roma

Tris alla Lazio, il serbo eguaglia Selmonsson: in gol nella stracittadina con le due maglie

Tacco di Pellegrini e "Raggio di Kolarov". Il derby dice Roma

Roma - Ogni derby è un romanzo con tanti capitoli. C'è quello di un protagonista inatteso, Lorenzo Pellegrini, che ha sfruttato il treno che passa poche volte nella vita diventando l'eroe della sfida con un gol (di tacco e sotto la curva Nord dei tifosi laziali), un assist e conquistando la punizione del 2-1. C'è quello di un ex laziale, il serbo Kolarov, che diventa il secondo giocatore a segnare un gol nella stracittadina con le due maglie della Capitale - il primo era stato lo svedese «Raggio di Luna» Selmonsson - ed esulta come aveva promesso al suo arrivo a Trigoria. C'è quello di Fazio, capace con una zuccata vincente in area a cancellare un errore che rischiava di gettare al vento la buona partita dei giallorossi. C'è infine quello di Ciro Immobile, già 4 gol in campionato - come nei derby finora giocati - ma solo all'Olimpico, l'unica luce di una Lazio che dimostra meno cattiveria dei «cugini».

Un Inzaghi (Filippo) aveva aperto la crisi della Roma, un Inzaghi (Simone) la chiude dopo appena sei giorni. I giallorossi rifanno pace con la propria gente e con l'Olimpico (secondo successo di fila casalingo) e sembrano aver voltato pagina: da Bologna al derby di ieri - complice il ritiro no stop a Trigoria - sono state ore di lavoro insieme e di confronti continui. «Abbiamo vinto perché abbiamo giocato un derby da uomini», così Di Francesco. La gara di ieri ha dimostrato che il gruppo non lo ha rifiutato dopo che la società si era guardata intorno. La conferma del 4-2-3-1 è stato il segnale di un patto fra il tecnico e la squadra: al momento è il modulo migliore che non costringe nessuno a giocare fuori ruolo. «A volte vincere il derby cambia la stagione...», la considerazione di De Rossi.

La Lazio, che non mostra quella «fame» annunciata dal suo tecnico, subisce uno stop pesante nel punteggio - per la prima volta in stagione incassa tre gol, di fatto tutti su palla da fermo - e dopo un approccio alla sfida convincente si scioglie nel pomeriggio caldo della Capitale. Dimostrando che, nonostante un impianto tattico collaudato, soffre nel gioco e patisce le sfide con le big (già tre ko con Napoli, Juve e Roma). «Per vincere un derby bisogna fare di più e gli episodi non ci sono stati favorevoli, la loro vittoria è meritata», ha sottolineato Inzaghi.

La mossa decisiva dei giallorossi arriva dalla panchina e per l'infortunio (un risentimento al polpaccio sinistro) di Pastore. Lorenzo Pellegrini, romano di Cinecittà, prodotto del vivaio e con la speranza di tornare a Roma anche quando il club lo aveva spedito nel Sassuolo allenato proprio da Di Francesco, rischiava anni fa di chiudere la carriera per un'aritmia cardiaca. La sua nuova vita calcistica era cominciata da tempo e ieri ha mostrato finalmente qualche colpo del suo repertorio. Ora che sta conquistando anche la Nazionale, deve guardare avanti con fiducia senza cullarsi sul pomeriggio di gloria che ogni romanista con gli scarpini ai piedi sogna. «Volevo questo gol, è la partita della svolta», così l'uomo derby. E poi il serbo Kolarov: la perla su punizione, favorita anche da una brutta disposizione della barriera avversaria, chiude finalmente il conto con il suo passato laziale. Quel gol in maglia biancoceleste nel derby del 2009 siglò il successo delle Aquile, ieri la perfetta esecuzione dalla lunetta ha messo in ghiaccio la vittoria giallorossa. «Siamo forti, ero il primo ad esserne convinto», ha detto il terzino, in campo con una frattura al dito di un piede.

La Roma si riporta al sole della classifica, un punto sotto la Lazio e pensa già alla sfida di Champions con il Viktoria Plzen. I «cugini» escono con le ossa rotte, evidenziando il momento no di molti suoi elementi chiave.

Finché c'è solo Immobile, di strada ne potrà fare poca.

Commenti