Giro d'Italia

Il tempo di Dumoulin, primo re olandese di un Giro fantastico

Quintana e Nibali si arrendono con onore. Tom Dumoulin: "A Oropa ho capito che potevo farcela"

Il tempo di Dumoulin, primo re olandese di un Giro fantastico

Milano - Il tempo fa un mestiere strano, a volte cancella, ma spesso precisa e definisce. Il tempo è quello che ha in pratica deciso questo Giro Cento. Tempo bello, sempre. Troppo asciutto, senza una goccia di pioggia, corso dall'inizio alla fine con temperature ideali, senza alcuno sbalzo.

Il tempo precisa e definisce, come ieri, nella crono da Monza a Milano, 29 km che sono serviti all'olandese volante Tom Dumoulin per ribadire a tutti che contro il tempo non si bluffa. Il tempo è galantuomo, e premia questo ragazzone possente e sorridente di Maastricht, che regala per la prima volta nella storia un Giro d'Italia all'Olanda.

«È incredibile, semplicemente incredibile. E non so davvero cosa dire». Incredulità e felicità sul volto di Tom Dumoulin appena prima di salire sul podio finale del Giro d'Italia. «La tappa? Non ho voluto che mi dessero i tempi di riferimento, ma quando a metà gara mi hanno urlato di non rischiare ho capito che le cose stavano andando bene. Mi si è gelato il sangue quando ho visto una sovrimpressione che indicava Quintana a soli 3 secondi, poi quella successiva mi ha rincuorato. E alla fine è stata gioia vera».

E ancora: «Non pensavo alla vittoria, ho lavorato per il podio fin dall'inizio, sono andato bene sul Blockhaus, dove ho chiuso molto soddisfatto della mia prestazione. E poi la tappa di Oropa (vinta, con un tempo di scalata alla Pantani, ndr) è stata per me una sorta di spartiacque. Non so quali saranno i miei programmi per il futuro, ma voglio tornare per vincere ancora il Giro d'Italia, una corsa fantastica».

Incredibile Giro, incredibile Duemulini. Il Giro finisce col risultato previsto. Lo vince meritatamente questo ragazzone olandese che è stato protagonista dall'inizio alla fine e, forse, è stato anche un tantino sottovalutato. Nella tappa di Bormio, ad esempio, quella del Mortirolo e della doppia scalata dello Stelvio, vinta dal nostro Nibali, l'olandese vive la crisi più nera. Si deve fermare in un campo, per una terribile crisi di dissenteria. Perde un minuto, ma quel giorno, vince il Giro. Mentre Nibali vola verso la vittoria, l'olandese non crolla. Resiste da solo, lottando come un gladiatore, con tutte le sue forze. In salita viene su con i tempi dei migliori. In discesa va anche più forte di Vincenzo. Insomma, a Bormio i vincitori sono due: Nibali e Dumoulin, che non perde.

Se c'è un corridore che per tre settimane si è dimostrato di taglia superiore, questo è proprio Tom, l'olandese volante. Bravo a sfruttare le prove a cronometro (70 chilometri a suo favore), ma soprattutto bravissimo a reggere il passo degli specialisti in montagna. Si porta a casa un Giro prestigioso dopo aver corso con intelligenza e sapienza, senza mai perdere la calma.

A rendere più grande e credibile il trionfo di Dumoulin, un podio con due grandi battuti: accanto all'olandese, in una piazza del Duomo soffocata dalla prima afa estiva, ci sono Quintana e Nibali. Dei due, il vero sconfitto è il colombiano. Venuto in Italia per puntare alla storica doppietta Giro-Tour, se ne torna a casa con le pive nel sacco. Perde male, e anche meritatamente, perché non fa nulla per imporsi. Non è la crono a castigarlo, ma la sua condotta apatica e poco generosa: corre con il braccino.

Ma il colombiano si difende. «Abbiamo lavorato molto per vincere questo Giro dice -, la squadra è stata perfetta, io sto crescendo e ho fatto un'altra esperienza importante. Peccato aver dovuto fare i conti con un po' di febbre nelle tappe di montagna, proprio quando avrei dovuto provare ad attaccare la maglia rosa. Ora vado al Tour per provare a vincere. Ma io al Giro ci torno, e lo rivincerò».

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