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Tennis, l'ultima è l'arbitro motivatore

Marco Lombardo

Il problema è che se fosse successo nel calcio, tramanderemmo l'avvenimento ai posteri. Il problema è che l'ineffabile federazione americana ha fatto infuriare il francese Herbert. Il problema è che Nick Kyrgios è fatto così, ma lo è soprattutto Mohamed Lahyani, il giudice di sedia svedese-marocchino, diventato il primo arbitro-motivatore della storia del tennis.

Insomma: a New York giocava il bad boy australiano, capace come si sa di tutto. Ad esempio scendere in campo e non giocare. È successo contro Herbert: 6-4, 3-0 e Nick con lo sguardo vuoto, tanto appunto da far intervenire Lahyani. Arbitro atipico e talmente riconoscibile per la sua voce da baritono e la cantilena show, da essere richiestissimo per gli autografi. Mohamed è amico di tutti, così scende dallo scranno e nel frastuono sussurra a Kyrgios: «Tu non sei così, io ti voglio aiutare. Dacci dentro». I microfoni di bordo campo fanno il resto: Nick dice «non l'ho neppure ascoltato», Herbert invece un po' abbozza; ma quando legge il comunicato degli organizzatori («Voleva solo sapere se Kyrgios volesse il medico») sbotta: «Mi prendono per un c...». Perché Kyrgios ha poi giocato e vinto e ora l'arbitro rischia una punizione, ingiusta conoscendo il suo animo gentile e fuori dagli schemi. Anche se Federer dirà: «Nel prossimo match non succederà».

Perché pure Roger ha un problema: il prossimo match è contro l'imprevedibile Nick.

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