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Totti-Spalletti, tutti i segreti della guerra civile di Roma

Gli sgarbi subiti nell'era Sensi, i ritiri saltati e ora la missione di Pallotta: deromanizzare Ma ieri sorrisi e frasi per il Tapiro: «Volevo 2 gol...». E il capitano: «Stasera a cena insieme»

Totti-Spalletti, tutti i segreti della guerra civile di Roma

Roma Abbracci, sorrisi (di circostanza), persino un dialogo sereno durante l'allenamento. Tutto a favore di telecamere, quelle dell'emittente tematica giallorossa. A Trigoria il day after della lite Spalletti-Totti scorre senza strascichi e con un Tapiro di «Striscia» per i due protagonisti. «È tutto a posto, stasera ci vado a cena insieme, è una bravissima persona. Il passato si dimentica», le frasi di Totti a Valerio Staffelli. «Io con lui sono arrabbiato perché in un quarto d'ora poteva fare due gol e invece ne ha fatto solo uno. Lo tratto veramente come un calciatore importante», quelle di Spalletti. La tregua è così servita: passo indietro di entrambi (direttiva del club) e caso chiuso, almeno per le gare con Torino e Napoli, fondamentali nella corsa al 2° posto.

E mentre la città di fede giallorossa resta spaccata in fazioni, nella Roma si cercano di stemperare i toni. Ovvio però che tra Spalletti e il numero 10 ci sia un pregresso di ruggini confermate a Trigoria utile a spiegare l'attuale stato dei rapporti. E anche a spiegare la mossa falsa del tecnico che con le frasi al veleno sul capitano a Bergamo ha sconfessato le sue scelte. Finora aveva avuto ragione nella sostanza, escludendo Totti su basi tecniche; stavolta ha sbagliato nella forma, sminuendo il contributo nei minuti finali del capitano.

L'allenatore - che gradiva poco lo stop di alcuni ritiri da parte dell'allora presidente Rosella Sensi dopo che Totti e De Rossi peroravano la causa della squadra - è fermamente convinto che nel 2009 la sua prima avventura sulla panchina della Roma finì anche per colpa del capitano. Tanto che quando vinse in Russia, ai complimenti pubblici di Totti Spalletti rispose: «Poteva dire qualcosa in più quando sono andato via». «Lui ha sempre pensato che sia stato io a mandarlo via, ma non è vero», la replica del capitano.

Il resto è storia recente. Le dichiarazioni di Totti - con tempistica non felice - nell'intervista alla Rai del 20 febbraio. Spalletti, arrivato da un mese, lo mandò a casa prima di Roma-Palermo, poi una serie di frecciatine - più volte cercate - nelle successive conferenze stampa. Ed è apparso subito chiaro che per lui il capitano fosse più un problema che una risorsa. Tutto questo però, raccontano a Trigoria, anche perché non sempre l'atteggiamento di Totti in allenamento sarebbe stato collaborativo.

Ecco che quel processo di «deromanizzazione» in atto (anche De Rossi - un capitan futuro mai diventato presente - appare ai margini del progetto) sta subendo un'improvvisa accelerazione. I valori tecnici di Totti si vedono ancora, ma il patron americano Pallotta vuole iniziare un percorso diverso che vada oltre il numero 10. Il senso è chiaro: finchè ci sarà Francesco, non sarà possibile un rinnovamento all'interno della società e «spazzare» via il passato per ricostruire una mentalità vincente. E non potrà essere un gol o un assist in più nel finale di campionato a mutare lo scenario. Da qui il futuro scritto - dal club non dal giocatore - di un Totti dirigente. E con Spalletti certe situazioni cristallizzate hanno iniziato a cambiare aspetto.

Prevedere cosa farà Totti non è facile: difficile pensarlo dietro la scrivania con questi dirigenti, arduo pensare anche a un suo addio direzione Emirati o Usa - l'offerta dei bookmaker sulla MLS, riferisce Agipronews, è scesa da 4 a 2,50 - con i tre figli (l'ultima, Isabel, nata di recente) e la moglie Ilary che, terminata la maternità, avrà progetti e contratti lavorativi da onorare. Lui, per ora, rimane in silenzio. Un silenzio che dice più di mille parole. Da Boston il diktat è arrivato chiaro: «Pensiamo solo a raggiungere il secondo posto, poi ci occuperemo del resto».

Pazienza se il resto è il giocatore più importante della storia del club.

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