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Tourè e Gervinho, figli del «negriero» di Beveren

Tourè e Gervinho, figli del «negriero» di Beveren

Nazionale francese a Argentina '78 col 10 sulle spalle, da allenatore Jean-Marc Guillou è stato definito in svariati modi: sognatore, visionario, stregone, negriero. Ma aldilà dell'immagine controversa, Guillou rimane uno straordinario formatore, in grado di plasmare un giovane talento con metodi che permettano lo sviluppo tanto del giocatore quanto dell'uomo.

Dei tanti ivoriani che negli ultimi anni hanno frequentato il calcio d'elite, dalla Premier alla Bundesliga alla Liga, moltissimi portano il suo marchio di fabbrica. Questa sera in Manchester City-Roma si affronteranno due dei suoi migliori prodotti in assoluto, Yaya Tourè e Gervinho, entrambi usciti dal laboratorio-Beveren che Guillou costruì in Belgio agli inizi del nuovo millennio.

Un esperimento tanto ambizioso quanto radicale. Si trattava di trasferire nelle Fiandre Orientali i migliori talenti dell'Académie, la scuola calcio dell'Asec Mimosas di Abidjan, una dozzina di elementi per volta, direttamente in una squadra militante nella massima divisione belga. Sceglie il Beveren, piccolo club di provincia. Uno dei primi arrivi è Yayà Tourè. «Avevo 15 anni - ricorda il tre volte pallone d'oro africano -, è stata un'esperienza durissima, ma fondamentale. A Beveren non solo ci è stato concesso il tempo per assorbire movimenti, schemi e mentalità del calcio europeo, ma ci è anche stato insegnato come vive un calciatore professionista».

Gervinho invece arriva in Belgio quando Yaya è già partito. Al Freethiel Stadion si continua a vedere un calcio spumeggiante e ricco idee, ancorché acerbo. Ma le critiche non mancano, tra chi chiede di restituire il Beveren ai belgi e chi accusa Guillou di essere un “moderno negriero”. Anche Blatter si scaglia contro la “deriva del calcio” rappresentata dal Beveren.

La squadra intanto arriva fino alla finale di coppa di Belgio, giocata (e persa) con 10 ivoriani su 11 in campo, e si qualifica per l'Uefa. Non basta. Poco dopo Guillou viene esonerato con l'accusa di aver aumentato i debiti del club. «Senza di me, raddoppieranno», è la replica. Il Beveren fallirà, Guillou romperà con l'Academie, finirà in tribunale e ad Abidjan diventa persona non grata.

Ma i suoi ragazzi, e le loro carriere, non l'hanno mai tradito.

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