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«Troppe incertezze, si rischia grosso»

Fenoglio (Unrae Veicoli Industriali) guarda al 2019. Il punto su Scania

Luca Talotta

Milano Per i veicoli industriali, il 2019 si preannuncia molto difficile. «Siamo preoccupati - puntualizza Franco Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali -: il nostro settore ha toccato livelli bassissimi nel 2014, ma aveva cominciato a crescere bene grazie anche a una serie di provvedimenti che nel 2019 non vedremo. In questo momento di grande incertezza il trasporto si sta fermando».

È una crisi che tocca tutti, dalle grandi aziende di logistica fino ai padroncini: «Molti trasportatori vedono diminuire il lavoro con grande preoccupazione, e quando non c'è una visione positiva sul futuro, il trasportatore non acquista nuovi mezzi. Il problema, però, è più grande: se si ferma il settore si fermano anche le merci e si rischia di entrare in recessione. Una previsione? Diciamo che saremo felici se si chiudesse solo con un -10% rispetto al 2018».

Senza dimenticare l'offensiva dei camion con targa straniera, sempre più presenti sulle strade italiane: «Anche l'ultimo studio elaborato da Unrae sulle flotte straniere e italiane vede una grande disparità di costi e burocrazia - spiega Fenoglio -: è molto difficile lavorare in questo Paese e molte aziende hanno logicamente preso la via dell'esodo. I costi italiani sono più alti, non solo rispetto all'Est Europa, ma anche di Germania, Spagna e Francia».

E la politica? «Parla di molte cose, anche meno importanti del nostro settore; c'è poca attenzione per noi e mi spiace, perché quello dell'automotive e dei veicoli industriali dovrebbe essere il primo settore da analizzare per rimanere competitivi anche per il futuro».

La svedese Scania, in questo quadro molto complesso, rappresenta un'isola felice. «Siamo un gruppo mondiale che guarda molto al locale - afferma Fenoglio, questa volta nel ruolo di presidente e ad di Italscania -; abbiamo alle spalle una gamma eccezionale, per la quale l'azienda ha investito 2 miliardi; senza dimenticare che il 7% del fatturato è riversato in ricerca e sviluppo, sulla sicurezza dei veicoli, l'elettrificazione e tutto quello che riguarda la mobilità del futuro». Con uno sguardo verso quelle professioni, come meccanico, autoriparatore e autista, che spesso non ottengono il giusto merito: «C'è bisogno di questo genere di persone.

E spiace sentire che ci sia disoccupazione in giro quando, invece, si fa fatica a trovare ragazzi e ragazze che vogliano intraprendere queste professioni».

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