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Valverde, la Formica che ha fatto dimenticare Pep

L'ex tecnico dell'Athletic ha rasserenato un ambiente sul punto di esplodere. E sta dominando la Liga

Valverde, la Formica che ha fatto dimenticare Pep

La calma in mezzo al caos. Ci voleva un allenatore come Ernesto Valverde per traghettare il Barcellona fuori da una delle più infuocate estati della sua storia recente. Da giocatore lo chiamavano la Formica, il perché lo lo spiegò Cruijff: «un gran lavoratore la cui intelligenza si riflette nella continua voglia di imparare e migliorarsi». Caratteristiche rimaste intatte una volta passato in panchina. Nemmeno Guardiola e Luis Enrique avevano la sua media punti nei primi quattro mesi di Barcellona. I blaugrana di Valverde sono primi nella Liga, forti di 11 vittorie in 12 partite, a +4 sul Valencia e +10 sul Real Madrid (mai nella storia del campionato spagnolo un tale gap è stato rimontato). 33 i gol fatti, un bottino che sale a 43 (in 17 partite) se si considerano Champions e Copa del Rey.

Eppure proprio l'arrivo del normal-one Valverde sulla panchina del Barcellona era stato da molti interpretato come il primo segnale di un crollo che, in estate, sembrava imminente giorno dopo giorno. Il mancato rinnovo del contratto di Messi, la partenza di Neymar per Parigi, la netta sconfitta nella Supercoppa spagnola, i molteplici rifiuti incassati in sede mercato, la sovrapposizione dei ruoli societari (c'erano otto persone deputate al mercato), la frattura tra squadra e dirigenza. Senza dimenticare che, a stagione iniziata, è arrivato il referendum per l'indipendenza della Catalogna a innestare ulteriori turbolenze nell'ambiente. E poi gli oltre 480 minuti di digiuno da gol di Suarez, i 53 minuti giocati da mister 200 milioni Dembele prima di fare crac, Piquè nemico pubblico numero uno in Spagna...

In tutto questo marasma, Valverde 3 campionati vinti in Grecia con l'Olimpiakos, 4 qualificazioni consecutive in Europa con l'Athletic Bilbao - ha sempre mantenuto dritta la rotta, fedele al suo stile: nessun proclama, tanto lavoro. Ha massimizzato i punti di forza della squadra, con Messi riportato prepotentemente al centro dell'attacco con libertà di movimento assoluta; soprattutto, ha saputo trasformare le criticità in opportunità, sfruttando la partenza di Neymar per dare un assetto tattico più robusto alla squadra. Impensabile qualche tempo fa vedere un centrocampo muscolare con Mascherano, Busquets e Paulinho.

E non importa se il gioco è un pizzico meno brillante rispetto al passato, perché, come dice Valverde, «non chiederemo scusa a nessuno per aver vinto».

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