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Il vate Bianchini fa 80. Una vita contro i grandi tra canestri e filosofia

Il compleanno di un rivoluzionario: scudetti e coppe campioni tra Cantù, Roma e Pesaro

Il vate Bianchini fa 80. Una vita contro i grandi tra canestri e filosofia

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Il vate Bianchini fa 80. Una vita contro i grandi tra canestri e filosofia

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Auguri invidiosi a Valerio Bianchini che oggi compie ottant'anni. Una vita contro, quando si allenava nelle minori, una vita insieme quando sbalordiva il basket trovando fiori profumati dove sembrava ci fosse soltanto rassegnazione.

Tre scudetti sfidando i poteri dominanti. Titolo a Cantù, la culla dove Taurisano lo aveva fatto accogliere. Trionfo a Roma contro il suo nemico adorato Dan Peterson battendo l'Olimpia dove era stato uditore per imparare da Rubini. Capolavoro a Pesaro che già era rivoluzione. Con il sudario del filosofo che cercava di svegliare i dormienti mettiamoci anche due coppe dei campioni, Cantù e Roma oggi più triste per il grave incidente del Larry Wright che era tornato nella capitale proprio per abbracciare il Vate, lacrime e ricordi, dandosi un appuntamento dove avrebbe voluto ancora incontrare i suoi compagni nella grande avventura.

Litigando con il fuoco e le malattie pensavamo di brindare in solitudine all'ottantenne che sapeva trovare l'anima dei giocatori, anche dei narcisi, ma anche le parole giuste per litigate che tenevano sveglio un mondo alla ricerca di personaggi che non avevano paura di parlar chiaro a baroni, baronetti e cronisti che lo benedivano ogni volta che andava nell'arena o saliva sul pulpito.

Pensavamo che il basket senza memoria se lo fosse dimenticato il leone di Torre Pallavicina che dopo il basket ha fatto il libraio, che non si è mai fermato quando insegnava ai giovani che il basket è armonia e non egoismo. Teatro, arte, seguendo Marina Locchi la sua compagna, la figlia di uno dei più grandi doppiatori italiani, ma rifiuto di passare per il nonno delle favole anche amando i nipoti.

Sbagliavamo perché grazie alla penna di Emanuela Audisio il suo sasso nello stagno, forse, aiuterà questo basket che cambia squadre ogni stagione, costringendo troppi allenatori a seguire strade sempre uguali, quelle che un gioco vero cinque contro cinque si è atrofizzato nel due contro due del pick and roll, affidando il destino della stagione al noiosissimo tiro da tre punti che intossica il gioco.

Un Bianchini di lotta senza preoccuparsi se i poteri forti gli faranno il muso. Soltanto lui ha saputo muovere l'acqua stagnante di cronache sempre uguali, soltanto il Vate poteva rivolgersi a Pozzecco dicendo quello che nessuno ha il coraggio di ricordare al citti della nazionale beatificato anche dopo le ultime convocazioni per il mondiale, amato a prescindere per questo progetto mondiale anche se al centro c'è il vuoto. Un messaggio senza livore, ma anche un ammonimento, ricordando i tempi in cui chi guidava la Nazionale illuminava pure la strada per gli allenatori che dovevano crescere. Lui gli ha ricordato i tempi in cui Paratore, Primo e Gamba cercavano gloria con la selezione dei migliori, di quelli che loro consideravano i più bravi, magari sbagliando, ma erano anche ispirazione per chi cercava nel lavoro la gloria più che nella vetrina illuminata.

Buon compleanno caro Bianchini e complimenti per questa rabbia costruttiva che dovrebbe risvegliare una mandria dove in troppi accettano di stare nel branco.

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