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Nadal, l’anti Metoo sull’erba: "Io superiore a lei"

Polemiche su tabellone, campi, premi con botta e risposta tra Rafa e la numero uno Barty

Nadal, l’anti Metoo sull’erba: "Io superiore a lei"

Marco Lombardo

nostro inviato a Wimbledon

La guerra dei sessi a Wimbledon è ormai una tradizione paragonabile a quella delle fragole con la panna. Ogni anno arriva puntualmente il momento in cui scende il campo il politically correct sull'argomento, e più o meno le risposte sono sempre le stesse. Poi, per fortuna, capita che finalmente entri in gioco Rafa Nadal.

Il punto di partenza è come sempre la programmazione degli ottavi, quelli del Maniac Monday. E come sempre, di lunedì, gli imperturbabili organizzatori del torneo non muovono un sopracciglio: sul campo centrale si giocano due partite maschili inframezzate da una femminile. È così e così sarà, come vuole appunto la tradizione. Solo che da qualche anno se ne discute animatamente, e se poi soprattutto la numero 1 al mondo (la Barty) finisce per giocare sul campo 1 per far spazio a Nadal, Federer e all'idolo locale Johanna Konta apriti cielo: siamo in pieno MeToo sull'erba. Con la ricerca di approvazione in sala stampa.

Il clima è questo, fino a quando appunto interviene Nadal. Che con molta tranquillità espone un concetto ragionevole: «Non è che tutte le volte possiamo contestare la scelta del campo, sul numero 1 ci ho giocato anch'io. E poi, se permettete, mi sento un pochino superiore alla Barty, con tutto il rispetto per la numero uno al mondo che ha vinto il Roland Garros. Io di Slam ne ho vinto 18...». Vamos.

Il discorso di Rafa ovviamente non toglie nulla alle giuste rivendicazioni femminili. Quando sono giuste. Per dire: la questione campo centrale era già stata sollevata per la prima volta da Serena Williams nel 2011 e poi dalla Wozniacki quattro anni dopo. E nel 2017 Jelena Jankovic disse che per arrivare nel campo in fondo che le avevano assegnato aveva «bisogno dell'elicottero». Però che è anche vero che i tempi sono cambiati, e che dunque quando la neomamma Vika Azarenka chiese la presenza di una nursery, aveva tutte le ragioni. Sullo sfondo c'è la parità di montepremi, che fa storcere il naso a quasi tutti i tennisti uomini, anche se nessuno ha il coraggio di schierarsi apertamente. Lo fece Gilles Simon qualche anno fa e venne sommerso di improperi. Eppure vedere certe partite femminili al primo turno e pensare che in palio ci sono gli stessi 50mila euro del tabellone maschile, fa quanto meno strano. Ma appunto il politically correct non prevede dissenso e c'è già qualcuno che suggerisce di far giocare anche le donne tre set su cinque, fregandosene dello show. E della logica.

Esiste insomma la legge dello spettacolo: chi più diverte, più guadagna. E vale al contrario, in sport dove le donne sono certamente meglio degli uomini. Magari anche nel tennis, quando è il momento storico giusto, che non è questo. Invece ora vale di più la legge che fa passare Nadal per sessista, anche se magari è solo che di tennis un po' ne capisce. Tanto che oggi, il giorno dei quarti maschili, giocherà il suo sul campo 1. Senza sentirsi discriminato.

Risultati quarti donne: S.Williams b. Riske 6-4, 4-6, 6-3; Strycova-Konta 7-6, 6-1; Halep b Zhang 7-6, 6-1, Svitolina-Muchova 7-5, 6-4. Oggi quarti uomini, h.

14: Djokovic-Goffin, Pella-Bautista Agut, Nadal-Querey, Federer-Nishikori.

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