Zaniolo, l'ultimo brutto film del "bullo della diretta"

Lite negli spogliatoi con i ragazzi della Roma: "Chiedo scusa, ho reagito male..."

Zaniolo, l'ultimo brutto film del "bullo della diretta"
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Zaniolo Nicolò, nato a Massa il 2 luglio del 1999. Curriculum: squadre giovanili, Maria Rosa Salerno, Canaletto, Spezia, Genoa, Fiorentina, Virtus Entella; squadre professionistiche, Virtus Entella, Inter, Roma, Galatasaray, Aston Villa, Atalanta, Fiorentina. Tutta questa ultima parte racchiusa in 7 anni. Nulla. Tanto. Troppo. Una promessa e, insieme, una premessa di campione, un talento però superficiale, immaturo, guascone. Un film americano del 1960, interpretato da John Wayne, Stewart Granger, Ernie Kovacs e Capucine, sembra riassumere la vita di Zaniolo, il titolo della pellicola: Pugni, pupe e pepite. Sono gli ingredienti della sua precoce carriera, la sfida, gli amori, i denari ma il suo non è affatto un film hollywoodiano, è roba piccola di un ragazzo cresciuto in fretta però mai diventato uomo, di un calciatore affascinante però mai totale professionista, finito ancor prima di incominciare, bocciolo profumato di campo poi diventato fiore di plastica, infortuni di gioco e incidenti di vita quotidiana, tutto maledettamente, velocemente, ferocemente vissuto.

L'ultimo episodio, avvenuto nello spogliatoio dei ragazzi della Roma, al termine di una partita del campionato Primavera, l'aggressione verbale e forse fisica, da lui questa smentita, prima la negazione poi l'ammissione, lo disegnano ancora come il bullo della diretta, sfacciato e impunito. Fiumi di parole per spiegare l'accaduto, gli sarebbe bastato fermarsi alla prima frase: «Voglio chiedere scusa con il cuore per quanto accaduto ieri. So di aver reagito male e me ne assumo la responsabilità». Il resto è fuffa, tentativi di calciare la palla in corner. Roma e Fiorentina sono state costrette a mettere giù due righe per giustificare l'episodio da riformatorio, Zaniolo non era autorizzato ad entrare negli spogliatoi ma il calcio vive di libera tutti, il telepass dei cosiddetti campioni, sedicenti tali, li porta a fatti e misfatti in campo e fuori, le cronache riportano altri attori di uguale censo, talenti, ancora una volta questo sostantivo inflazionato e non meglio definito, talenti, dunque, bruciati per ignoranza o incoscienza. Il campionato è finito, Zaniolo è a contratto con il Galatasaray, può tornare in Turchia o cercarsi un'altra sistemazione, inutile illudersi.

È più probabile che domani mattina, al risveglio, si piazzi davanti allo specchio: «Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi, con chi stai parlando? Dici a me? Eh, non ci sono che io qui. Dì, ma con chi credi di parlare?», Travis Bickle-Robert De Niro, Taxi driver.

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