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Tra Zenga e Mancini è un festival di errori

L'Inter frena anche a Genova Con la Samp è pari due volte: nelle reti (Muriel e Perisic) ma anche negli svarioni Guarin spreca un gol fatto e Correa fa anche peggio

Tra Zenga e Mancini è un festival di errori

Dovrà regalare un mazzo di fiori a Correa, suggeriscono a Mancini, giusto per ricordargli che un gol così non lo avrebbe sbagliato il più scarso degli scarsi. E il Mancio replica: «E qualcuno della Samp dovrà fare altrettanto con Guarin», ricordando la clamorosa palla gol fallita dal colombiano. Alla fine i due errori pesano più delle due reti, a riprova che ieri a Marassi avrebbe vinto chi sbagliava meno. Pari in tutto, anche in questo, all'Inter la sosta serve come il pane e alla ripresa Mancini potrà finalmente schierare i due centrali difensivi per cui si è svenato, il resto è ancora tutto in costruzione, lo era anche prima ma c'erano i tre punti che fioccavano e mascheravano tutto.

L'Inter era uscita illesa da un primo tempo in cui ha concesso troppo, Zukanovic, Correa, Pereira, Eder, Soriano, ognuno ha ricevuto la sua occasione per metterla, troppo facile infilarsi in contropiede o in manovra nella difesa interista. Handanovic in un paio di occasioni si è superato, dopo pochi minuti ha rischiato la faccia su Soriano gettandosi ai suoi piedi. L'inizio fulminante della Sampdoria l'ha messa fra i paletti nei primi venti minuti, ma non è arrivata la rete del vantaggio e l'Inter gradualmente e lentamente è venuta fuori, un palleggio molto ragionato dopo un paio di lanci in fascia che non avevano dato esito. Ma è lenta e prevedibile, un destro di Palacio e un altro di Guarin, poca roba. Perisic dietro a Palacio e Icardi non funziona, Kondogbia non riesce a sgabbiarsi, ha un guizzo e poi inciampa, o se la allunga, oppure si perde da solo. L'Inter di un paio di settimana fa era più brillante ma si era capito che le altre la stavano studiando e ora deve sapersi rigenerare, Icardi è sempre spalle alla porta, Palacio dribbla a rientrare e rallenta il gioco, dalle fasce pochi inserimenti, Guarin è una macchina senza pilota, potente e imprevedibile. Eppure alla mezz'ora esatta proprio lui ha la palla inattesa del vantaggio, gli arriva da Kondogbia in uno dei pochi spunti del francese. Guarin riceve solo al limite dell'area piccola, palla a mezz'altezza, scoordinato e in semirovesciata mette sopra la traversa. È la palla gol più nitida fino a quel momento.

Come spaventata dal mancato vantaggio l'Inter si spegne e gli ultimi minuti del tempo sono di nuovo doriani. Una mancanza di continuità evidente, Correa fugge sulla sinistra di Handanovic, quando si trova a un paio di metri dallo sloveno gli calcia fra le gambe, ma la palla non passa e resta lì in area piccola e porta vuota: ci arriva ancora Correa che di sinistro calcia incredibilmente fuori. Sono i due episodi che a fine partita commenterà Mancini. Facce pallide in area nerazzurra, Murillo e Medel si guardano, Zenga è al limite di una esplosione, metterla fuori per Correa era praticamente impossibile.

Questa incapacità dell'Inter di restare concentrata non si può spiegare solo con una Samp di ottimo livello, corsa, sovrapposizioni, voglia. Soriano è un leader, gli altri gli girano attorno, Eder e Muriel sbagliano altre palle pulite ma la Samp ne crea a raffica e dopo pochi minuti della ripresa arriva il gol. Pereira trova Muriel sulla sinistra di Handanovic, palla sul palo lontano, tutta la difesa dell'Inter ancora spiazzata dalla velocità doriana, non si salva nessuno da Telles e Murillo.

Il gol di Perisic è un premio, non immeritato ma resta un episodio in tanta confusione, serve per restare lì, per giocarsela fino alla fine perché pur in una giornata abbastanza opaca, l'Inter lascia comunque la sensazione di esserci, e di poterci restare fino alla fine.

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