PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviDa Gheddafi ad Assad gli stessi intrecci tra affari e diplomazia

Ho letto (ne ero già informato) che un eventuale intervento in Siria, come quello in Libia, ci costerebbe caro per i pesanti contratti di scambio in vigore. Ovviamente altri subentrerebbero... Sono sempre più convinto che il perseguimento dell'interesse nazionale legittimo sia la strada più corretta ed efficace per ogni Paese. Purtroppo le vicende precedenti la seconda Guerra Mondiale ci hanno portato a non volere dei capi che decidono o, peggio, ad accettare quelli che si piegano a principi nebulosi di «fratellanza a tutti i costi» che non aiutano noi né gli altri. Aggiungendo l'incapacità di fare squadra e l'indole individualistica italica, siamo la gioia e la consolazione dei concorrenti, in particolare europei. Quelli, posso assicurare, fanno il loro interesse.
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Caro Cereti, sono d'accordo con lei quando scrive che i governi dovrebbero perseguire l'interesse nazionale senza cedere a principi di «fratellanza a tutti i costi». Nessun vero o finto buonismo sentimentalistico, nessun cedimento al «politicamente corretto» che in reazione agli orrori delle dittature sanguinarie ha spesso ispirato nel dopoguerra la politica internazionale. Attenersi, dunque, al sacro egoismo del «my country, right or wrong». Il principio è antico, nobile e spregiudicato insieme. Ma applicarlo non è facile. Bisogna decidere, di volta in volta, quale sia l'interesse del proprio Paese e le opinioni, anche in massima buona fede, possono essere molto contrastanti. Con Assad si presenta, attenuato, lo stesso dilemma che si presentò con Gheddafi. Conveniva, per salvare gli investimenti italiani in Libia, essere solidali con lui oppure conveniva metterglisi contro? Visto come si sono messe le cose la seconda ipotesi è risultata la meno dannosa. Non rompere con Assad potrà giovarci se il rais siriano rimarrà al potere, ma sarebbe esiziale se lo perdesse. L'Occidente ritenne a lungo che, per proteggere i suoi scambi e suoi commerci, fosse opportuno tollerare lo scempio dei diritti umani che l'Urss praticava. Finché Ronald Reagan sfidò l'Urss anziché «contenerla», e «l'impero del male» crollò. Chiudere un occhio o magari entrambi sulle nefandezze d'un regime per fare affari è saggezza se quel regime rimane in piedi.

È insensatezza se cade.

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