la stanza di Mario CerviI magistrati in politica non sono una novità. Purtroppo

Magistrati in politica? Mah! Prima o poi doveva accadere. Certo, la prassi vorrebbe che giudici e magistrati fossero sempre e inflessibilmente super partes, ma in tempi di crisi si mangia sempre politica a colazione, a pranzo e a cena, dopo tante abbuffate esce anche dagli orecchi, era normale che potesse succedere anche a loro. Con quale risultato poi non è dato sapere, è troppo presto. Occorre vedere le prime uova che faranno queste galline, se non sono solo galletti!
Torino

Caro Mantovani, sono arrivate a decine le lettere che deplorano l'ingresso dei magistrati in politica. I Di Pietro, gli Ingroia e via dicendo hanno smentito e smentiscono l'imparzialità che delle toghe dovrebbe essere un attributo indispensabile. Cedono alle sirene della politica. Almeno, cedendo, Tonino da Montenero di Bisaccia si è dimesso definitivamente dalla magistratura. Ingroia no, all'occorrenza vorrebbe tornarci e far credere che uno sfegatato agit-prop come lui possa di nuovo essere, miracolosamente, super partes. Il giudice che ha attestato e vantato il suo essere espressione d'una parte ideologica e partitica pretenderebbe, il giorno del suo rientro, la fiducia dei cittadini. Anche coloro che non la pensano come lui, e che anzi detestano le sue tesi, dovrebbero pagargli lo stipendio. Questa giustizia dalle porte girevoli è un nonsenso per non dire uno scandalo. Ma è purtroppo l'unica di cui disponiamo. Alle sue righe, che approvo, muovo soltanto un appunto. Lei parla della discesa (o salita?) dei magistrati in politica come se fosse una incresciosa novità di questi tempi calamitosi. Non è così. La contaminazione dei ruoli ha accompagnato tutto il percorso della Repubblica. Ingroia cita il caso del suo collega Ayala - che nei ranghi è tornato, ma dedicandosi al «civile» - per spiegare cosa potrebbe eventualmente fare un giorno. I precedenti sono numerosi e noti.

Il più celebre è quello di Claudio Vitalone, andreottiano di ferro scomparso nel 2008, che ha fatto carriera mentre sedeva in Parlamento ed è tornato al mestiere per tanto tempo abbandonato quasi in età da pensione.

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