la stanza di Mario CerviIl «femminicidio» assume molte forme. E sono tutte orrende

Non so se sono un vecchio maschilista, giovane non lo sono più. Sposato sì, da quasi 50 anni. Però tutto questo can can delle donne non mi convince. Vai in tribunale e sono donne, vai in ospedale e sono donne, vai in un ufficio pubblico e sono donne. Dicono che aumentano le violenze sulle donne, ma perché non si menzionano i numerosi casi di musulmani che uccidono le loro donne perché non rispettano il Corano? E i casi (numerosi anche questi) di figli e fratelli che uccidono per soldi la mamma o la sorella? A sentire certe signore sembra che ci siano solo mariti assassini, mentre numerosi poveri ex-mariti divorziati vanno alla Caritas a mangiare perché le mogli hanno tolto loro tutto.
Prato

Caro Rondina, mi pare che lei assembli fatti e idee diversi, non necessariamente in contrasto fra loro. Si può essere del parere che gli episodi abbietti di musulmani che infieriscono sulle donne nel nome del Corano abbiano un insufficiente rilievo mediatico. Ma questa non è una buona ragione per parlare di can can quando vengono ricordati e deprecati misfatti in danno delle donne che non c'entrano nulla con l'Islam. Ci sono tante donne negli uffici pubblici e nelle poste. È forse il caso di maltrattarle per questo? Lei sembra ritenere che i numerosi casi di figli o fratelli che ammazzano, per denaro, la rispettiva madre e la rispettiva sorella non debbano essere inclusi nel fenomeno chiamato «femminicidio». Invece a mio avviso ci rientrano a pieno titolo. Magari nell'impeto polemico le femministe - a volte inquietanti per la foga talebana - preferiscano riferirsi a mariti assassini. Ci sono anche i figli e i fratelli, chi lo nega.

Quanto ai divorziati che si sfamano alla Caritas perché gli alimenti alla moglie li lasciano in bolletta, hanno tutti - compreso Berlusconi - la mia comprensione. Ma i tormenti dei mariti non escludono il femminicidio. Nel gran libro delle miserie e delle nequizie umane c'è posto per tutto.

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