PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviL'informazione ha tante colpe, ma non quella d'informare

Quando la cronaca nera viene gonfiata allo spasimo per la curiosità degli amanti del genere, quando si enfatizzano le tragedie di coppie che scoppiano, può succedere che si sparga il dubbio sull'animo più fragile di giovani spose che si domanderanno sempre chi abbiano al proprio fianco. Non è certo un bel vivere.
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Caro Mantovani, credo anch'io che l'accavallarsi e l'incalzare di fattacci delle peggiore cronaca nera possa suscitare dubbi negli animi di giovani spose, o di giovani e meno giovani madri. Non è che il giovanottino gentile che sta per condurvi all'altare (o al matrimonio civile, lo scrivo per evitare accuse di conformismo clericale) si rivelerà poi un marito brutale o addirittura un marito assassino? Non è che il figlio che è sangue del proprio sangue diventerà il tossicodipendente che aggredisce o ammazza i genitori perché gli negano i soldi per la droga? La normalità ha poco spazio nell'informazione, il vizio e il crimine ne hanno tantissimo anche e soprattutto per la libera scelta di lettori e spettatori. Cosa vorrebbe che si facesse e che facessimo, caro Mantovani, per scongiurare l'attrazione del peccato e del crimine? Imporre la censura? Niente più libertà di stampa e di opinione? Non difendo gli eccessi scandalistici e truculenti di certa informazione. Ma è sbagliato ritenerla responsabile d'ogni male della società. Meglio che la gente sia informata su ciò che - inclusi gli orrori - accade in Italia e nel mondo. Il sapere non garantisce nulla, ogni giorno usciamo di casa pur sapendo che le probabilità d'essere investiti da un'automobile surclassano la probabilità d'imbattersi in un assassino. Non voglio con questo essere rassicurante. Abbiamo buoni motivi d'inquietudine se non d'angoscia. Così è la vita. L'informazione ha colpe anche gravi.

Ma non quella d'informare, che è il suo mestiere e il suo dovere.

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