la stanza di Mario CerviRaccomandazioni: nel «pubblico» ci vorrebbe il machete

Per entrare nel mondo del lavoro bisogna conoscere persone che contano. Lo sostiene il 78 per cento del campione intervistato. Solo il 32 per cento afferma che conta lavorare con impegno. E il 48 è convinto che la motivazione personale e lo spirito di iniziativa facciano la differenza. Più che conoscere bene qualcosa e spenderla sul mercato del lavoro, conta assai di più conoscere qualcuno e tenerselo buono. Il curriculum sembra una bischerata contro la tradizionale impronta stampata sul didietro. Ma quanta fatica a far prevalere la meritocrazia!
Bergamo

Caro Sicari, lo so, è molto più facile entrare nel mondo del lavoro con autorevoli raccomandazioni che con eccellenti qualità professionali. Da noi la raccomandazione imperversa più che mai. Non so cosa accada altrove, ma ho il sospetto che una spintarella sia parecchio utile anche fuori dai nostri confini. Però il male oscuro della raccomandazione italiana riguarda soprattutto quella pubblica. Nel privato se qualcuno conosce qualcuno che sappia svolgere bene determinati compiti, e conosce un terzo cui quei compiti servono, non fa con una segnalazione nulla di male. Il terzo viene assunto, se risulta all'altezza dell'incarico resta, se no presto o tardi sarà licenziato. Questa è la raccomandazione buona. Quelle che intasano le stanze del potere sono invece le raccomandazioni cattive. Al notabile che vuol favorire l'assegnazione d'un posto burocratico per acquisire meriti nei confronti d'un partito o d'un Alto Protettore non interessa accertare se il designato sia all'altezza. Gli interessa che l'assunzione vada in porto. Ma, diversamente da quanto accade nel privato, quell'assunzione durerà fino alla pensione, l'incapace intruppato nell'amministrazione insieme ad altri incapaci lì rimarrà per sempre. E la sua busta paga arriverà puntualmente a fine mese, anche se per nulla meritata. Questo mentre bravi dipendenti del «privato« vengono messi, come usa dire eufemisticamente, in mobilità perché la crisi economica ha colpito la loro azienda. Ci vorrebbe insomma il machete per penetrare nella giungla della pubblica amministrazione, ma nessuno ha voglia d'usarlo. Si sostiene che così vengono difesi i posti di lavoro.

No, vengono difesi i posti di non lavoro.

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