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Lo stil novo sfila a Parigi, ecco gli stilisti in prima linea

Cloé, Carven, Ungaro e Clergerie portano alla ribalta i loro designer. Il viaggio in passerella da Loewe

Lo stil novo sfila a Parigi, ecco gli stilisti in prima linea

Dal nostro inviato


C'è un gran ballo di debuttanti sulle passerelle francesi, almeno quattro nomi sono passati dalle retrovie degli uffici-stile alla prima linea delle direzioni creative. Il caso più clamoroso riguarda Natasha Ramsay-Levy, una ragazza più parigina della Tour Eiffel chiamata al posto di Clare Waight Keller da Chloé dopo una gavetta di 15 anni al fianco di Nicholas Ghesquiére prima da Balenciaga e poi da Vuitton. Lo stilista prediletto di Brigitte Macron ha detto cose entusiasmanti sul suo conto al New York Times, ma per noi fino a due giorni fa Natasha era solo una it girl francese, sposata con Olivier Zahm (fotografo, inventore ed editore di Purple Magazine) da cui quattro anni fa ha avuto un figlio.

Invece l'altro giorno nella storica sede della maison fondata nel 1953 da Gaby Aghion si è vista la sua bravura nel pescare dagli archivi per costruire un'immagine fresca, pulita ed elegante. «Ho preso qualcosa da tutti i designer che nel corso del tempo hanno fatto grande Chloè» ha detto nel backstage citando Lagerfeld, Martine Sitbon, Phoebe Philo e Stella McCartney. In più ha messo un gusto molto particolare per gli accessori (le mini bisacce da cacciatore e i camperos di pitone sono da furto con destrezza) e l'entusiasmo del caso. Gran bella prova insomma, più o meno alla pari con quella di Serge Ruffieux da Carven. Lui viene dall'ufficio stile di Dior dove ha lavorato con Galliano, Bill Gaytten e Raf Simons. Si può dire che abbia fatto il Vietnam e anche un po' di Korea perché ha retto la «baracca» ad interim con Lucie Meier quando Gaytten se n'è andato. Ebbene il suo debutto nei corridoi dell'università fondata dai coniugi Curie è stato ottimo e abbondante: begli abiti a chemisole con interessanti costruzioni, un interessante assemblaggio cromatico, attitudine moderna ed elegante. Fa un gran bel lavoro anche Marco Colagrosso che approda da Ungaro dopo 16 anni con Dolce & Gabbana e tre con Armani: un addestramento degno di un navy seals. Si definisce «milanese del tacco» per via delle origini pugliesi che lo accomunano a Monsieur Ungaro, l'ultimo grande couturier di Francia. Il suo tentativo di rileggere in chiave contemporanea i fiori, l'esprit pittorico e quella mistica della femminilità estremizzata da un certo gusto androgino riesce fino a un certo punto per via di un eccessivo rispetto dei codici. Ma l'idea dei capi non finiti trovati in atelier cui si aggiungono maniche di tulle viola vescovile, mazzi di violette in plexiglass o fiori jacquard sul tulle di nylon è bellissima. Divino il trench in tela da sartoria con rever multiplo e applicazioni floreali. Formidabile il debutto di David Tourniaire Beauciel da Clergerie, ma stiamo parlando di un fuoriclasse che ha lavorato per tutti: da Gaultier a Demna Gvasalia passando per Ferragamo. Con le sue scarpe Balenciaga ha triplicato il fatturato. Ci si aspetta altrettanto con le sneaker di paglia che ha fatto per Clergerie. Bellissimi anche i sandali tipo calamari ma in pelle. Da Miyake non c'è nessun debutto anche se il designer Miyamae ha l'aspetto fisico di un ragazzino molto intelligente. In realtà ha una quarantina d'anni ma sulla sua intelligenza non ci sono dubbi: è il magico inventore d'incredibili tecniche come lo «steam stretch» che consiste nel far ritrarre un filo di poliammide elastico con il calore del vapore creando nel tessuto un magnifico plissè. Stavolta su questi capi tridimensionali che sembrano vivere di vita propria stampa incredibili fotografie di paesaggi in Islanda: le cascate d'oro, i geyser, la neve perenne. Il designer con i colleghi ha fatto un viaggio nell'isola che divide il continente europeo da quello americano e questo gli ha fatto decidere di trasferire sui capi un pezzo di memoria, ovvero il ricordo ancestrale della natura incontaminata. Anche Jonhatan W Anderson lavora sull'idea del viaggio e compone una delle sue migliori collezioni per Loewe. Le sneakers con il ricciolo di una babbuccia marocchina, le t shirt e il trench sfrangiato, il vestito fatto da uno scialle, una stupenda giacca con una passamaneria che viene da chissà dove: queste e altre cose strane e meravigliose fanno pensare a una ragazza molto sofisticata che gira il mondo con occhio limpido e senza alcuna tentazione folk. Memento 2 è il nome dato alla collezione creata da Carol Lim e Humberto Leon in omaggio al lancio della linea Kenzo Jeans del 1986. Stagione dopo stagione i due designer proporranno storie d'archivio sul glorioso lavoro di Kenzo Takada. Chi dimentica il passato è condannato a riviverlo.

Anche per questo la legionaria di Nina Ricci ci sembra un orrore: sei nel marchio della gentilezza, cosa c'entra la legione straniera? Bellissimi invece gli anni '90 e il Rajastan visti da Edgardo Osorio per le stupende scarpe del suo marchio Aquazzurra.

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