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Storia, cultura, ricerca Con il «molino» 2.0 la farina diventa sexy

Pasini guida la riscossa dei mugnai e di un prodotto decisivo per cuochi, fornai e pizzaioli

Andrea Cuomo

La farina è considerata un operaio della cucina, nemmeno troppo specializzato. Un mediano alla Ligabue, «anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali». Una cosa a cui non prestare attenzione, che l'una vale l'altra. Un destino condiviso da altri ingredienti apparentemente umili che invece però spesso fanno la differenza se si sa scegliere. In questa pagina, nei box qui sopra, ne raccontiamo alcuni.

Ma qui parliamo della rivincita della farina. Guidata da una serie di mulini che ne hanno fatto un'arte. Tra questi c'è il Molino Pasini di Cesole, nel Mantovano. Un'azienda con otto decenni di storia specializzata nella produzione di farine di grano tenero di alta qualità destinate sia all'industria alimentare sia ad artigiani, chef, grossisti e dettaglianti.

Ok, ma una farina è una farina, no? No. I Pasini da sempre utilizzano grani selezionati in ogni parte del mondo, che una volta arrivati in azienda vengono analizzati nel laboratorio di ricerca e sviluppo interno, quindi lavorate nell'impianto molitorio di nuova generazione, che lavora in automatico miscele omogenee di grani a produrre farine di qualità elevata e costante nel tempo, destinate a finire nelle migliori cucine, nelle migliori pasticcerie e nei migliori forni non solo italiano. Una delle caratteristiche dell'azienda è anche quella di personalizzare qualsiasi tipo di farina per accontentare esigenze particolari.

Grande attenzione è posta all'aspetto igienico, grazie a controlli che vanno oltre le disposizioni di legge per le certificazioni più severe dell'HACCP. Inoltre tutte le consegne sono effettuate da mezzi propri, che operano in condizioni controllate di igiene garantita.

L'anima di Molino Pasini è Gianluca, poco più che quarantenne, imprenditore e amministratore dell'impresa di famiglia giunta alla terza generazione, appassionato d'arte e di fotografia che da queste discipline si lascia influenzare in aspetti solo apparentemente marginali della politica aziendale, come la comunicazione e il linguaggio di marca, che ha la sua identità nel claim «L'arte della farina»: «Dalla scelta di una nuova palette colori al logo semplificato e reso più iconico - ci dice Gianluca -, da video emozionali in cui la farina è una modella e diviene vero e proprio soggetto artistico, alla scelta di un atelier interno arredato con pezzi di design, ho voluto portare all'interno della nostra comunicazione un format che il mondo della moda ha reso sistema. Ho cercato di far diventare questa semplice commodity, troppo spesso bistrattata, un vero e proprio must-have: perché la farina è l'ingrediente centrale delle ricette e può davvero fare la differenza tra un piatto buono e uno eccellente. E allora perché non farla diventare anche bella?». Altro che mugnaio.

E a proposito di mugnaio, il Molino Pasini ne ha fatto elemento di congiunzione tra azienda e consumatore, una figura che rappresenta il marchio nelle fiere, negli eventi, nei pop-up store e anche il nome del magazine digitale (poi diventato anche cartaceo) che non si occupa soltanto del prodotto ma è un vero esploratore di tendenze lifestyle nella moda, nell'arte e nel design.

Ma sempre in un mulino siamo. In un luogo che è l'entry level della nostra alimentazione.

Per questo è nato il progetto «Il Pane con la P maiuscola» realizzato con farina pimitiva integrale, che rimette l'alimento simbolo stesso del nutrimento al centro del villaggio e valorizza un prodotto troppo spesso trascurato nelle nostre diete e invece fondamentale perché apportatore di amido, di proteine vegetali, di fibra buona e molto povero di grassi saturi.

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