Giuseppe Galati *
Il dibattito lanciato dallUdc sulla riforma della legge elettorale rappresenta il primo confronto sullattuale sistema elettorale e di governo a dodici anni dallintroduzione di un maggioritario con forti caratteri nazionali e verso cui il Paese ha dimostrato di adattarsi a fatica.
LItalia ha alle spalle una lunga storia proporzionalista, che vedeva nei partiti i depositari di simboli, tradizioni e storie, non semplificabili in grandi schieramenti indifferenziati. Certo un sistema non privo di controindicazioni. Ora abbiamo un maggioritario ibrido che ha introdotto una semplificazione della vita politica.
Ma non va bene: due grandi coalizioni allinterno delle quali convivono partiti di differenti dimensioni, a volte in contrasto tra loro per obiettivi e dotati, ciascuno, di un potere di ricatto che può impedire una coerente azione di governo o alterare un lineare impegno di opposizione.
Col vecchio proporzionale vi erano circa sei formazioni rilevanti, oggi il loro numero è raddoppiato, con un forte potere di interdizione. Non sarà un caso, se in Europa ben tredici, tra i Paesi di maggior rilievo, mantengono un sistema variamente proporzionale. Insomma, è del tutto evidente che quando un sistema è già bipartitico, il maggioritario secco (allinglese) lo rinforza ed esalta; ma che quando un sistema è storicamente frammentato, allora il maggioritario secco alimenta la polverizzazione.
Il proporzionale, si dice, comporta in via generale una sensibile frammentazione politica ed una perdurante instabilità. Ebbene, tali punti di debolezza sono a mio avviso superabili con opportuni accorgimenti. Le proposte emerse nelle ultime ore, con unarticolazione di soglie per coalizioni, partiti coalizzati e partiti esterni sono già un importante passo del dibattito verso nuove regole elettorali. Con esse il premio di maggioranza, perché garantisce maggior capacità di governo alla coalizione vincente. Ma andranno discussi anche altri aspetti: dalle misure regolamentari che scoraggino la proliferazione di gruppi parlamentari ai vincoli di indissolubilità dei patti di maggioranza per lintero arco delle legislature (in altri termini, una sorta di legge antiribaltone), infine la necessaria ridefinizione delle circoscrizioni elettorali.
LUdc crede nel mantenimento di un sistema bipolare come garanzia di governabilità e di semplificazione del quadro politico. Ma sono le forze politiche, tutte, che devono essere parte attiva di un confronto, il più ampio e sereno possibile, senza distinzione di schieramento.
Da sempre, il cambio delle regole del gioco impone la via delle dimissioni a coloro che sono stati precedentemente eletti, proprio per non incrinare il principio di rappresentanza. E allora è proprio la fine di legislatura, di questa, a dover ospitare una modifica della legge elettorale. E non linizio della prossima, che equivarrebbe ad un disconoscimento di rappresentanza dei parlamentari appena eletti.
Loggetto del confronto non può essere considerato un tabù o uno schermo dietro cui si nasconde altro. Il sistema elettorale interpreta quel principio di rappresentanza che è alla base di ogni Stato democratico. Non è soltanto una regola del gioco, è lessenza del gioco medesimo. Come pure tabù non è la scelta della leadership. E la proposta delle primarie, da noi fatta mesi fa, si rivela oggi come la piattaforma di rilancio dellunità del centrodestra.
* Sottosegretario alle Attività produttive