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I talebani temono l'Isis: violenti e settari

Persino i guerriglieri fondamentalisti afgani considerano una minaccia quelli dello Stato islamico. I timori e i distinguo di un loro comandante

I talebani temono l'Isis: violenti e settari

A mettere in guardia sull'Isis sono persino i Talebani. I guerriglieri fondamentalisti che per un decennio hanno imposto il proprio regime in Afghanistan e che ancora oggi danno battaglia per tornare al potere si sentono minacciati sul proprio campo dai terroristi dello Stato islamico. Secondo il racconto fatto al Guardian da un capo combattente della provincia di Ghazni, a sud-ovest di Kabul, i giovani foreign fighter sono attratti in Afghanistan dalle ingenti risorse dell'Is e dal fascino esercitato dal gruppo terroristico locale. Ma i guerriglieri afgani sono preoccupati per la violenza settaria e partigiana che le nuove reclute possono diffondere nel Paese.

Spiega il combattente che le recenti vittorie di Daesh (acronimo arabo dell'Is) in Iraq, Siria e Libia hanno galvanizzato le aspettative dei foreign fighter e catalizzato il loro odio verso i governi e le forze straniere. Così, ha spiegato, i giovani europei o americani "pensano che l'Isis sia più forte dei Talebani e che lo Stato islamico possa aiutarli a raggiungere il loro scopi".

A gennaio l'Is aveva annunciato di aver allargato il Califfato alla regione in parte afgana del Khorasan. "In Afganistan - continua il guerrigliero - sono più di trent'anni che si combatte una sanguinosa guerra civile e queste persone stanno portando solo altra guerra. Io sono sul campo da tutto questo tempo per cercare di risolvere i problemi del mio Paese". Come può uno straniero, si chiede il ribelle afgano, risolvere la situazione locale?

Non è la prima volta che Talebani e Califfato si scontrano. Ma finora i combattenti stranieri dell'Isis sin terra afgana i erano limitati all'appoggio morale e al reclutamento di nuovi jihadisti. "Nessuno - aggiunge il talebano - sa chi sia la figura di riferimento di queste persone in Afghanistan e Pakistan. Semplicemente sono gruppi di una decina di persone che vanno su e giù per le montagne". Le giovani reclute, sottolinea l'intervistato, e i Talebani cono mondi separati. Entrambi i gruppi puntano all'imposizione della sharia, la legge islamica, ma il Califfato non riconosce stati né confini nazionali, mentre i Talebani sono nazionalisti che vogliono trasformare il proprio Paese.

Sempre secondo il comandante afgano intervistato dal Guardian, ci sarebbe anche una differenza dottrinale. "Quando le persone - spiega - chiedono ai militanti del Califfato che missione stia compiendo, loro rispondono 'la vostra fede è debole e noi vogliamo renderla più forte'". Gli ideologi dell'Is sarebbero quindi troppo settari e intolleranti per i Talebani. Ed eserciterebbero una violenza cieca e insensata che i ribelli afgani avrebbero da anni respinto. Questi ultimi avrebbero quindi rinnegato la furia distruttrice verso opere d'arte e intere comunità esercitata in passato.

Per tutto questo i Talebani guardano ai combattenti dello Stato islamico come a una minaccia per il Paese di cui si considerano guardiani.

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