Cultura e Spettacoli

La tela inedita di Bruskin che fece la rivoluzione russa

"Lessico Fondamentale" nel museo di Intesa Sanpaolo di Vicenza: è il simbolo della perestrojika dell'arte

La tela inedita di Bruskin che fece la rivoluzione russa

La perestrojka dell'arte ha un nome e un cognome preciso: Grisha Bruskin. Se siete stati o se andrete alla Biennale di Venezia ancora in corso («Viva Arte Viva» il titolo di questa 57esima edizione) entrate nel Padiglione Russo: lo sguardo implacabile di Bruskin sulle derive dell'incomunicabilità contemporanea vi sorprenderà. L'artista classe 1945, i cui lavori sono esposti al MoMa di New York, al Pompidou di Parigi, al Pukin di Mosca, è da sempre un «cronista» del suo Paese, un uomo che crede che l'arte debba essere figlia del suo tempo. Potremmo definire icone contemporanee le installazioni da lui create. Prendiamo, ad esempio, Fundamental'nyj Leksikon. Il titolo forse non vi dice nulla, ma la storia di questo eccezionale dittico rappresenta una pagina importante del Novecento: composta da due tele, è stata battuta in asta per 416mila dollari. Cifra record perché non si trattava di un'asta qualsiasi, ma della prima tenuta da Sotheby's a Mosca, il 7 luglio del 1988. Stiamo parlando della prima asta privata in Unione Sovietica. Da allora in avanti, l'arte russa, antica e moderna, prenderà le tradizionali rotte commerciali fino ad allora precluse ai più dal regime comunista. Fundamental'nyj Leksikon, Lessico fondamentale, è costata all'artista cinque anni di lavoro e grande successo internazionale: è l'opera della svolta, è l'icona della perestrojka e se volete ammirarla ora potete farlo alle Gallerie d'Italia, a Palazzo Leoni Montanari, sede museale e culturale di Intesa Sanpaolo a Vicenza nell'ambito dell'affascinante esposizione «Grisha Bruskin. Icone sovietiche» (fino al 15 aprile, gallerieditalia.com) curata da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri.

La mostra intende ricordare, con quest'opera significativa e unica nel suo genere, il centenario della Rivoluzione d'Ottobre del 1917, riflettendo sui simboli e le tradizioni russe e sulle loro successive declinazioni. Fulcro del percorso espositivo è la tela, composta di due pannelli ad olio, ciascuno dei quali presenta 128 personaggi, per un totale di 256 figure. Proviamo a osservarli, qualcuno lo vedete anche nelle immagini in questa pagina: sono uomini bianchi, apparentemente neutri, ritratti in tre quarti, che tengono in mano altri personaggi. C'è l'immancabile operaio, il valente soldato, l'uomo della steppa, il pioniere: ciascuno dei personaggi, colorati in toni vivaci, tiene in mano accessori e simboli che ne spiegano il ruolo e la funzione nella società sovietica. Sono come archetipi di miti ideologici che per l'artista, negli anni successivi alla perestrojka, erano ancora duri a morire. Sarebbe bastato un decennio, tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, per far affacciare la società russa sul davanzale del mondo occidentale, scardinando così modelli e miti che parevano destinati a perpetuarsi all'infinito.

Questa suggestiva «icona contemporanea», specchio di una Russia che sta cambiando per sempre, non è mai stata esposta prima di oggi in Italia e in Europa: vale la visita. Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo, spiega: «Il museo di Intesa Sanpaolo a Vicenza ha da sempre un rapporto privilegiato con la Russia e il suo patrimonio culturale, come testimonia questa mostra dedicata all'artista Grisha Bruskin: le Gallerie d'Italia confermano l'apertura ai protagonisti e alle esperienze dell'arte internazionale, dando un contributo originale all'offerta culturale in città». La mostra di Vicenza affianca poi alle due tele 24 disegni preparatori, 25 statuette in porcellana e 49 sculture in bronzo realizzate dall'artista nel triennio 2001-2003 fatte dopo e non prima, come sempre avviene dell'opera: la sensazione è quella di aggirarsi nella scansione in 3D dei personaggi dipinti. Dal presente al passato: sono esposte anche due icone tra le più preziose della copiosa collezione Intesa Sanpaolo (400 pezzi, di cui 130 esposti in modo permanente a Palazzo Leoni Montanari), un modo per evidenziare le affinità, anche formali, nella rappresentazione antica dei santi e degli eroi sovietici contemporanei. «La collezione di icone russe di proprietà della banca è considerata una delle più importanti raccolte di arte sacra russa al di fuori dei confini della Russia, sia per il numero complessivo di opere, sia per la presenza di rarissimi capolavori di alta epoca», conclude Michele Coppola.

Un apparato multimediale, con fotografie d'epoca e video, aiuta il visitatore a viaggiare nell'immaginario della Russia di ieri e di oggi.

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