Tessile, Bruxelles e Pechino fanno la pace

Disco verde dal viceministro al commercio estero Urso: «Stiamo lavorando per estendere l’intesa al 2008»

Laura Verlicchi

da Milano

La missione di Peter Mandelson a Pechino ha avuto successo. L’accordo firmato tra Ue e Cina sblocca i prodotti tessili fermi alle dogane, «dividendo a metà le responsabilità», per almeno tre categorie eccedenti le quote. Metà dei milioni di pantaloni, golfini e reggiseni cinesi ammassati nei porti e aeroporti europei da un mese e mezzo sarà dunque «regalata» a Pechino ed entrerà liberamente in Europa. Il resto sarà in parte sottratto dalle quote delle categorie di appartenenza per il 2006 e in parte scontato dalla categoria 2, prodotti di cotone, ancora ben lontana dal tutto esaurito: fino ad ora l'Ue ha importato solo il 40% del quantitativo per l'anno in corso. Per Bruxelles l’intesa «non è perfetta» ma consente di «preservare l’accordo di Shangai», di cui è un’applicazione, come ha affermato il commissario europeo Peter Mandelson. «Deve essere chiaro - ha proseguito - che Ue e Cina non sono, non sono state e non saranno in guerra. Abbiamo bisogno l'uno dell'altro e dobbiamo affrontare insieme una nuova situazione».
Anche il ministro del commercio cinese Bo Xilai ha difeso l'intesa di Shanghai, e ha spiegato che l’accumulazione di prodotti tessili alle frontiere europee è avvenuta nel «vuoto legislativo» di quasi un mese corso tra la firma dell’accordo e la sua entrata in vigore.
Oggi l’accordo attende il via libera degli Stati membri, dopo avere passato l’esame del Comitato tessile 133. Dall’Italia, intanto, è già arrivato l’ok: «Abbiamo dato al commissario al commercio Peter Mandelson il disco verde su questa nuova intesa che rispecchia le condizioni che gli avevamo posto sulle necessarie compensazioni», afferma Adolfo Urso, viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero, d'intesa con il ministro Claudio Scajola. Si tratta «di una soluzione equa e ragionevole che salvaguarda l'accordo di Shanghai». Ma «le grandi catene di distribuzione sono avvertite - ammonisce Urso -: nei restanti mesi di quest'anno non entreranno più merci cinesi perché le quote sono andate esaurite, nei prossimi due anni dovranno aumentare di conseguenza gli ordinativi presso le imprese europee. Stiamo lavorando per estendere l'accordo anche al 2008». I termini dell’accordo vengono definiti «equilibrati» anche dal ministro dell’Industria francese, François Loos, e dal presidente della Camera nazionale della moda italiana, Mario Boselli.


Preoccupazioni vengono invece espresse dalla Lega Nord: «Siamo contrari a una marcia indietro sulle quote del tessile cinese e allo sblocco delle merci nei porti, chiediamo che Berlusconi intervenga in prima persona e assuma una posizione chiara» ha detto Roberto Cota, sottosegretario alle Attività produttive.

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